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Giovani italiani, i più preoccupati per il clima

Un sondaggio realizzato dal Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite mostra che l’Italia è in testa alla classifica delle persone che più sentono come prioritaria e pericolosa l’emergenza climatica

Si chiama “The People’s climate vote” il più grande sondaggio mai realizzato sull’opinione pubblica riguardante i cambiamenti climatici. Lo ha realizzato il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), intervistando 1,2 milioni di persone in 50 Paesi. I risultati sono stati pubblicati il 26 gennaio scorso (ne ha parlato anche il Guardian in questo articolo).

Il sondaggio è stato condotto dal 7 ottobre al 4 dicembre 2020 distribuendo le domande tramite annunci nelle più popolari app di giochi. In questo modo si è costituito un campione enorme, unico e casuale di 1,22 milioni di persone di tutti i sessi, età e background educativi. L’uso di app molto comuni tra i giovani ha permesso appunto di includere un target normalmente difficile da sondare, i ragazzi di età inferiore ai 18 anni. Cosa si è scoperto? Anzi tutto che l’ambiente è una preoccupazione reale: dei partecipanti all’indagine, quasi due terzi (il 64%) credono infatti che il cambiamento climatico sia un’emergenza globale.

Italiani i più preoccupati per l’ambiente

E l’Italia compare tra le nazionalità più “preoccupate” su vari argomenti legati ai cambiamenti climatici.
Nei Paesi ad alto reddito, la consapevolezza dell’emergenza climatica ci vede in testa. Sono infatti i co-conduttori della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26), Regno Unito e Italia, appunto, (entrambi con l’81%), seguiti dal Giappone (79%). I primi tre “classificati” rispetto a questo parametro. I paesi ad alto reddito con il minor numero di persone che hanno riconosciuto l’emergenza climatica come tale sono gli Stati Uniti (65%) e il Cile (66%).

Ancora, è sempre l’Italia a segnare la percentuale più alta – 78% – di persone secondo le quali bisognerebbe fare tutto il necessario, e urgentemente, per frenare la devastazione del pianeta. Meno convinto, invece, il sostegno a maggiori investimenti verdi. Per l’Italia è al 64% (sempre delle persone che hanno preso parte al sondaggio). Invece, nel Regno Unito parliamo del 73%, in Germania, Australia e Canada del 68%.

In tutte le domande in cui è articolato il sondaggio, il motore più profondo dell’opinione pubblica sul cambiamento climatico è apparso essere il livello di istruzione degli intervistati. E l’Italia anche su questo è “prima”: presenta cioè il più alto livello di coerenza nel riconoscimento dell’emergenza climatica tra le persone più istruite. Lo stesso fenomeno riguarderebbe persone sia provenienti da Paesi ad alto reddito (ad esempio, oltre all’Italia, Francia, Germania), Paesi meno sviluppati (ad esempio, Bhutan, Repubblica Democratica del Congo) o Sids (un gruppo di paesi insulari, soprattutto nelle regioni del Pacifico, dei Caraibi, dell’Oceano Atlantico e Indiano che, pur diversi, si trovano ad affrontare sfide di sviluppo simili, come Trinidad e Tobago).

Ma sono i più giovani, a prescindere da tutto, a dimostrare di avere più a cuore il problema. Tra gli italiani minori di 18 anni l’86% è a sostegno dell’idea dei cambiamenti climatici come emergenza. E’ lo stesso dato – il più alto tra tutti i Paesi “occidentali” – del Regno Unito. Il futuro è loro, per fortuna.