Infrastrutture

Clima e infrastrutture: a rischio mezzo punto di Pil

Giovannini: servono investimenti per rendere resilienti al cambiamento climatico le infrastrutture e i sistemi di mobilità 

La crisi climatica potrebbe presentare all’Italia un conto salato: fino a 5 miliardi di euro l’anno entro il 2050. Tanto sono stati stimati gli impatti economici che potrebbero derivare sulle infrastrutture e mobilità. Ma, in assenza di misure correttive, il danno diretto e indiretto raggiungerebbe valori molto più alti: tra lo 0,33% e lo 0,55% del Pil al 2050. E danni rilevanti anche indiretti si stimano già per il decennio in corso. Il turismo potrebbe registrare una perdita pari a 17 miliardi di euro annui, l’agricoltura pari a 12,5 miliardi annui. 

Sono alcuni numeri contenuti nello studio “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità” realizzato dalle Commissioni istituite dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini. Obiettivo: indicare le politiche utili per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla mobilità e le infrastrutture, così da aumentarne la resilienza e la sostenibilità.

Del resto gli impatti negativi dei cambiamenti climatici si stanno già evidenziando. Aumentano gli eventi estremi (alluvioni, siccità, bombe d’acqua e di calore) che mettono a rischio i sistemi infrastrutturali e di trasporto. Con la conseguenza di produrre forti disuguaglianze economiche e sociali tra le diverse aree del Paese. 

“Il cambio di paradigma verso uno sviluppo sostenibile non è più rinviabile. Così come un forte investimento per rendere resilienti al cambiamento climatico le infrastrutture e i sistemi di mobilità del nostro Paese”, ha dichiarato Enrico Giovannini. 

Le risorse da investire 

Il rapporto oltre a mettere in luce gli impatti attuali e futuri della crisi climatiche fornisce anche indicazioni precise sulle strategie da adottare per ridurre i rischi, mitigare l’effetto delle attività economiche sulle emissioni di gas climalteranti, adattare il sistema infrastrutturale alle nuove condizioni climatiche. 

Per invertire il trend occorre agire subito.  Lo studio stima che le risorse da investire in adattamento siano 8-10 miliardi fino al 2030, circa un miliardo all’anno. Per affrontare un piano di spesa di tale entità – si legge nello studio – il ruolo degli investimenti privati è imprescindibile.

1 euro investito ne produce 5 

Se i soldi da investire sono tanti, elevato sarà anche il ritorno di questi investimenti. Sia in termini di danni ambientali ed economici evitati, sia di benefici economici indiretti. Un euro speso in resilienza climatica delle infrastrutture produce benefici complessivi pari a quasi cinque euro nel 2050 con ricadute sul benessere dei cittadini e la riduzione delle diseguaglianze.

Cosa fare in concreto

Le misure di mitigazione e adattamento proposte dal rapporto sono basate su innovazioni di tipo strutturale e tecnologico. Ad esempio realizzazione di sistemi di drenaggio, copertura stradale con asfalto drenante. Ma anche maggiore cura degli ecosistemi, con interventi di riqualificazione idro-morfologica degli alvei fluviali, potenziamento del verde per contenere le temperature nelle aree urbane. Infine investimenti in conoscenza, attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati, modelli e previsioni per valutare i rischi e migliorare le politiche.

Decarbonizzazione dei trasporti 

Lo studio suggerisce due ambiti nei quali dovrà muoversi la decarbonizzazione della mobilità: lo spostamento verso sistemi di trasporto sostenibili e l’adozione di soluzioni tecnologiche in grado di aumentare l’efficienza energetica dei veicoli. Centrali in questa trasformazione saranno lo sviluppo del sistema ferroviario, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, i sistemi informatici di comunicazione. 

Per quanto riguarda gli obiettivi di decarbonizzazione, il rapporto indica gli interventi strutturali da adottare per favorire lo shift modale verso il trasporto sostenibile e migliorare l’efficienza energetica. Gli investimenti dovranno essere indirizzati verso l’estensione delle metropolitane e delle reti tranviarie, l’ampliamento dell’Alta velocità, il miglioramento delle reti ferroviarie regionali, il potenziamento del trasporto pubblico locale a basse emissioni, la realizzazione di piste ciclabili nelle città, lo sviluppo della rete di ricariche elettriche. 

Indispensabile adottare politiche per disincentivare l’uso dei mezzi inquinanti e incentivare, attraverso sussidi o politiche fiscali, una mobilità sostenibile. Un esempio potrebbe essere la differenziazione delle tariffe dei servizi di trasporto sulla base delle emissioni, il rafforzamento del green public procurement e la parziale detassazione degli investimenti sostenibili certificati.

Cambiamenti climatici e infrastrutture

Il rapporto tra cambiamenti climatici e infrastrutture è molto stretto.  Si tratta infatti di uno dei settori più colpiti dai danni causati dai cambiamenti climatici, ma anche di uno dei più responsabili del problema.  In Italia, circa un quarto delle emissioni globali di gas serra è dovuto al trasporto di merci e persone (di cui il 93% attribuibile al trasporto stradale). 

“Il cambiamento climatico non avrà solo effetti sull’ambiente, sulla biodiversità e sul territorio, ma anche sulla vita e il benessere delle persone e delle attività produttive, determinando gravi conseguenze fisiche, economiche e sociali per il nostro Paese che vanta un patrimonio paesaggistico, artistico e culturale unico a livello mondiale ma allo stesso tempo è estremamente fragile”, sottolinea il ministro nella prefazione al rapporto. “Per adattare infrastrutture e sistemi di mobilità a questi cambiamenti, e far sì che anche questi contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione delle emissioni climalteranti, è fondamentale compiere scelte radicali e urgenti, ma allo stesso tempo informate, ponderate e basate su analisi statistiche ed evidenze scientifiche”.