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La blockchain sale in macchina, tra le polemiche

Le auto saranno dotate di un software che registra in tempo reale lo stato d’uso della vettura

La blockchain sale in macchina: a breve infatti ogni automobile potrebbe essere associata al suo Nft, Non fungible token. La prima casa automobilistica a farlo sarà l’Alfa Romeo che doterà ogni vettura – la nuova Tonale – di un Nft contenente la “storia individuale” dell’auto. 

Cosa è un NFT 

Un Non-Fungible Token, letteralmente “gettone non fungibile”, è un tipo di token crittografico. Viene generato e conservato su blockchain in maniera del tutto simile alle criptovalute classiche, come Bitcoin o Ethereum. A differenza di queste ultime, costruite perché ogni unità sia uguale a un’altra, ogni NFT è unico. Ognuno è uguale solo a se stesso. È ciò che lo rende interessante come strumento di certificazione della proprietà o dell’autenticità di un bene. Un Nft può venire associato a un file o un bene fisico ed essere venduto e scambiato.

La novità ha già trovato successo nel campo dell’arte digitale, perché ha offerto agli artisti un mercato diretto in cui scambiare e valutare direttamente le loro opere, una possibilità inedita nel mondo dei social. Ma è un modello adattabile a molte altre esigenze.

Nel caso di Alfa Romeo , un Non Fungible Token è associato a ogni nuova auto ed è in grado di tracciare una serie di informazioni. I chilometri percorsi saranno registrati nel database in maniera permanente assieme a eventuali incidenti. Si terrà conto anche della manutenzione periodica, risparmiandoci le scartoffie del tagliando. Così ogni Nft “evolverà” nel tempo a riflettere il valore tecnico dell’auto. Rendendo più facile e sicuro l’acquisto. Insomma, una spinta al mercato dell’usato.

Non è tutto rose e fiori

Oltre alle bolle speculative, le criptovalute sono però note per i massicci consumi energetici. Le più importanti – Bitcoin e Ethereum- si basano sul mining per la gestione delle transazioni; è un meccanismo che garantisce sicurezza al network ma ha anche emissioni notevoli. 

Gli Nft sono costruiti sempre su blockchain, quindi il discorso vale anche per loro. Una semplice transazione con Ethereum consuma quanto una famiglia americana in una settimana- secondo “The Atlantic” – e la maggior parte degli Nft ad oggi sono generati e scambiati proprio su questa blockchain.

Il punto non è sfuggito alla platea social e qualcuno ha pagato pegno. È il caso dei BTS, gruppo simbolo dell’ondata K-pop. Quando hanno annunciato il lancio dei loro Nft, la reazione dei fan è stata tutt’altro che positiva. Parte della fanbase ha boicottato l’agenzia della boyband, la Hybe, lanciando hashtag come #BoycottHybeNFT e #ARMYsAgainstNFT.

La protesta ha avuto il suo effetto: i Bts non hanno rinunciato agli asset digitali, ma hanno spostato le loro creazioni su piattaforme più sostenibili. In effetti, le distinzioni che valgono per le criptovalute, valgono pure per gli Nft: i network non sono tutti uguali. Se Ethereum arriva a consumare giornalmente – sempre per “The Atlantic”- quanto la Norvegia, e Bitcoin non è da meno (eguagliò la Svizzera nel 2019), competitor più “green” spuntano da tutti i lati. 

Quasi tutti cercano alternative al mining con soluzioni più rispettose dell’ambiente. Il loro utilizzo è in crescita. Secondo Jp Morgan, stanno riuscendo a fare concorrenza a Ethereum -che rimane dominante- per quanto riguarda gli Nft e sui consumi promettono di più delle sorelle “tradizionali”. Un report sulla blockchain Solana- concorrente di Ethereum- conferma che questo network per una transazione consuma quanto una ricerca su Google. Ma anche tra le fila di Ethereum non stanno certo a guardare; l’upgrade “ETH 2.0” toglie il mining dall’equazione e promette consumi ridotti, ma la data per l’aggiornamento finale non è ancora nota.