mobilità

Più a piedi, in bici e sui mezzi pubblici, cala l’uso dell’auto

Dal XV Rapporto Isfort 2018 sulla mobilità emergono le nuove abitudini degli italiani. Tre spostamenti su 4 avvengono in un raggio di 10 chilometri

di Anna Donati

Una buona notizia arriva dal mondo della mobilità. Gli italiani e le italiane vanno più spesso a piedi e in bicicletta, usano di più il trasporto pubblico e meno l’automobile. Nel 2017 gli spostamenti a piedi sono saliti dal 17,1% del 2016 al 22,5% e quelli in bici hanno raggiunto per la prima volta il 5,1%, quasi due punti in più rispetto al 2016. Anche il trasporto pubblico (autobus urbani e di lunga percorrenza, treni, metro, tram) ha registrato un segnale incoraggiante passando dal 6,6% del 2016 al 7% del 2007. Dunque gli spostamenti “dolci” guadagnano campo e le auto arretrano scendendo dal 65,3% degli spostamenti (2016) al 58,6% (2017).

I dati sono contenuti nel XV Rapporto Isfort sulla mobilità degli italiani, redatto dall’Osservatorio AudiMob in collaborazione con Asstra, Anav e Agens. E sono dati confortanti, anche se non privi di contraddizioni. Ad esempio le auto vengono usate meno ma il loro numero cresce. È un paradosso che forse si può spiegare con la moltiplicazione dei nuclei familiari e con il fatto che, in tempi di crisi, magari si preferisce tenere l’auto vecchia (“non si sa mai, potrebbe tornare utile”).

La mobilità sta cambiando

Un altro elemento da sottolineare è che però la domanda di mobilità sta mutando profondamente: ci si muove meno e per distanza più brevi. Gli spostamenti sono diminuiti del 4,3%, i passeggeri km (totale distanze percorse) del 12,7%, il percorso medio giornaliero passa dai 28,8 km del 2016 ai 25,8 del 2017 per un tempo che scende dai 58 minuti del 2016 ai 48 del 2017.

Mentre il dibattito politico è monopolizzato dalla Tav e dalle autostrade, le scelte effettive degli italiani vanno dunque in un’altra direzione. Cresce quindi la mobilità di corto raggio: gli spostamenti non più lunghi di 10 km sono saliti dal 67,3% del 2015 al 76,4% del 2017, mentre il medio raggio (10-50km) è calato dal 29,9% al 21,3% e la lunga distanza (oltre 50km) è scesa al 2,3%.

Va detto però che il “peso” della mobilità di medio raggio per passeggeri/km, cioè considerando il complesso dei chilometri percorsi, resta il principale con il 43% del totale e che per l’80% viene usata l’automobile privata. Qui c’è davvero spazio enorme (siamo tra 10 e 50 km di percorrenza) per il trasporto ferroviario urbano e regionale, che deve crescere in qualità e quantità per diventare un’alternativa credibile all’auto.

Le emissioni continuano ad aumentare

Resta poi la contraddizione più clamorosa: il parco auto nel 2017 ha superato quota 38,5 milioni di veicoli, con un incremento dell’1,8% rispetto al 2016. Siamo a 63,7 auto ogni 100 abitanti, contro le 60,8 del 2013. E non ci si può consolare con il fatto che migliora il profilo delle emissioni (le auto fino a Euro 3 sono scese dal 50,9% del 2013 al 38,3% del 2017) perché oltre la metà (55,3%) dei veicoli che circolano sulle nostre strade ha un’età superiore ai 10 anni e il 30% superiore ai 15 anni. È un effetto dell’allargamento della forbice sociale e dell’impoverimento di una quota crescente della popolazione che si trova quindi priva delle risorse necessarie per ammodernare il suo mezzo di trasporto.

Da segnalare infine che nel 2017 la quota di veicoli elettrici ed ibridi, pur raddoppiata rispetto al 2015, resta confinata allo 0,48% del totale del parco auto. Se a questi numeri sommiamo il fatto che gli incidenti stradali del 2017 che hanno interessato pedoni sono stati circa 4.500 (il 2,7% del totale), con 21.125 feriti (8,6% del totale) e ben 600 morti (17,8% del totale) otteniamo il quadro di una situazione che, pur manifestando qualche segnale incoraggiante, ha bisogno dunque di una profonda spinta verso il cambiamento.