Turisti su due ruote: 21 milioni visitano l’Italia in bicicletta.

Lo dicono i dati del rapporto Isnart-Unioncamere e Legambiente: negli ultimi cinque anni i cicloturisti in Italia sono aumentati del 41% e oggi generano un valore economico pari a 7,6 miliardi di euro all’anno. 

di Nicola Moscheni

Territori da visitare con la bicicletta: il cicloturismo è diventato uno strumento efficace per rivitalizzare le bellezze, il commercio e la cultura. È quanto emerge dal primo rapporto Cicloturismo e cicloturisti in Italia realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente, presentato ieri a Roma nel corso del BikeSummit 2019. Un’occasione di confronto tra istituzioni, imprenditori e associazioni – realizzata in collaborazione con Alleanza Mobilità Dolce (Amodo) e VeloLove GRAB+ – per fare il punto sull’economia generata dal cicloturismo nel nostro Paese.

In Italia non si pedala tanto quanto in altre nazioni europee: ci sono circa 440 bici ogni 1.000 abitanti, mentre nei Paesi Bassi o in Germania il rapporto è quasi di 1 a 1. Nonostante ciò, dal solo settore produttivo della bicicletta arrivano 1,3 miliardi di euro l’anno, per oltre 1,7 milioni di pezzi venduti, con un export in crescita del 15,2% (dati 2017).

C’è poi l’indotto. Nel 2018 oltre 6 milioni di persone hanno scelto una vacanza in bicicletta, facendo registrare una crescita esponenziale: le presenze cicloturistiche rilevate, nelle strutture ricettive e nelle abitazioni private, ammontano infatti a 77,6 milioni, l’8,4% dell’intero movimento turistico in Italia.

Il cicloturismo

Il cicloturismo sta prendendo sempre più piede, nonostante sia ancora insufficiente la rete organizzativa capace di accoglierlo. Tra le principali regioni di partenza dei cicloturisti figurano diverse aree del Centro Sud, mentre le principali destinazioni di soggiorno sono tutte collocate nell’area settentrionale del Paese (Trentino, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana). La Germania è, invece, il principale mercato estero di origine dei flussi interessati alla vacanza attiva, seguita da Francia, Stati Uniti e Regno Unito.

Isnart ha stimato in 21,9 milioni le presenze che rientrano nel raggruppamento del cicloturista in senso stretto (chi considera la bici un vero e proprio mezzo di locomozione per vivere la vacanza in una determinata località), pari al 13% delle presenze generate dal turismo attivo ed al 2,4% del totale nazionale. Sono tuttavia i turisti ciclisti (chi durante la vacanza fa escursioni in bici o si dedica al ciclismo, per il quale la bicicletta è intesa soprattutto come mezzo episodico per svolgere un’attività fisica e sportiva) a rivestire un ruolo ancor più rilevante nel macrocosmo della vacanza attiva: 55,7 milioni sono le presenze stimate nel 2018. In altri termini, quasi la metà dei vacanzieri attivi fa un uso frequente della bicicletta per svolgere attività fisica in connessione con la conoscenza e scoperta del territorio.

C’è una domanda comunque in ascesa. Lo ha confermato Maria Elena Rossi, direttrice marketing di ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo): “Dai tour operator arrivano dati incoraggianti. Negli ultimi due anni la domanda per le vacanze in bicicletta è aumentata con valori che vanno dal 20 al 30%. L’Italia sempre di più quindi attrae turisti su due ruote. È però necessario intervenire sull’offerta, e potenziare la rete ciclabile italiana”.

La ciclabilità in Italia

In materia di ciclabilità l’Italia è infatti ancora un Paese dilettante (starter), vista la schiacciante scelta a favore ancora dell’automobile privata. Se infatti da un lato le infrastrutture per la bicicletta si sono sviluppate e sono aumentate del 50%, dall’altro la ciclabilità (valore che si basa sui chilometri ciclabili percorsi) è rimasta per anni tra il 3% e il 4% sul totale degli spostamenti con altri mezzi (periodo 2008-2015). A fronte però di uno scenario ancora timido, il numero degli utenti non cala, anzi. Dal 2015 la situazione sembra essersi sbloccata, complice anche un mutato atteggiamento dei cittadini. Le ulteriori restrizioni messe in atto alla circolazione dei veicoli a motore, dovute alla consapevolezza della pericolosità dei diesel, e la ormai capillare diffusione della propulsione ibrida muscolare/elettrica (EPAC), hanno aumentato ulteriormente il bacino d’utenza e l’attrattiva della bicicletta. Nel 2017 si è così superata per la prima volta la soglia di ciclabilità del 5%.

L’ascesa economica delle due ruote

I numeri evidenziati nel rapporto fotografano un impatto economico rilevante di questo settore in un Paese ancora immaturo sia per ciò che riguarda la ciclabilità quotidiana, sia per quanto attiene al cicloturismo. I turisti che ogni anno in Italia percorrono in bicicletta tutto il loro itinerario sono circa 1,85 milioni, mentre a usare la bicicletta – di proprietà o a noleggio – una volta giunti a destinazione sono circa 4,18 milioni di persone. A questi si aggiungono gli oltre 700.000 ciclisti urbani, che usano ogni giorno la bicicletta sui percorsi casa-lavoro o altro, che portano il totale a circa 6,73 milioni di persone. L’economia della bicicletta è, dunque, già una realtà: molto più diffusa di quanto si possa immaginare.

Il PIB, Prodotto Interno Bici

Arriva a quasi 12 miliardi di euro il valore attuale del PIB (Prodotto Interno Bici), ovvero il giro d’affari generato dagli spostamenti a pedali in Italia, calcolando la produzione di bici e accessori, le ciclo-vacanze e l’insieme delle esternalità positive generate dai cittadini in bicicletta. Si tratta comunque di un valore straordinario se si pensa che è conseguenza di un uso ancora assai limitato della bici come veicolo per la mobilità e che il settore ciclo-viaggi è ancora troppo poco sviluppato.

«Oggi effettuare un viaggio in sella a una bicicletta è diventata una modalità di fare vacanza molto diffusa e risulta in crescita nelle preferenze dei turisti anche in Italia, nonostante molto spesso la ciclabilità nelle nostre città sia addirittura ostacolata – ha commentato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –. Molte regioni italiane infatti si stanno progressivamente attrezzando per rispondere alle esigenze di questo target di vacanzieri. Oggi più che mai le ciclovie e il turismo ciclabile rappresentano una straordinaria opportunità per il turismo, l’economia, l’occupazione, ma anche per le aree interne del nostro Paese. È quindi evidente che l’Italia, con tutto il suo patrimonio culturale, artigianale e industriale, ha di fronte la necessità di una revisione radicale del suo modello di trasporti. La strada è tracciata, ed è una ciclovia. Ora serve dotare il nostro Paese di un osservatorio per il cicloturismo in grado di produrre un flusso di dati che costituisca un valido supporto per le decisioni politiche e trovare soluzioni concrete e produttive in modo da continuare con decisione e rapidamente il percorso di realizzazione delle infrastrutture avviato negli anni scorsi».

L’osservatorio sul turismo

I dati Isnart confermano il dato di PIB cicloturistico, finora calcolato sulla base di indicatori nazionali ed europei, per la prima volta sulla base di dati rilevati mediante indagine diretta, confermando sostanzialmente il dato.

«Questo Rapporto – ha sottolineato infatti Roberto Di Vincenzo, Presidente di Isnart, istituto specializzato nel turismo di Unioncamere – inaugura una nuova stagione per l’osservazione dei dati sul turismo. A partire da questo primo studio sull’economia del cicloturismo, Isnart avvia nuove alleanze con specialisti di settore per dare conto, in maniera sempre più puntuale, dell’economia prodotta dai diversi tipi di turismo. A giugno presenteremo il nuovo osservatorio sul turismo del sistema camerale basato sull’utilizzo dei big data e dell’intelligenza artificiale».

Nuovi progetti per le ciclovie italiane

Il BikeSummit 2019 è stata anche l’occasione per valutare lo stato di avanzamento di numerosi percorsi cicloturistici a partire dalle 10 ciclovie di interesse nazionale e dal progetto GRAB – l’anello ciclopedonale della Capitale – che ha fatto da apripista al Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche entrate finalmente a pieno titolo nella pianificazione delle infrastrutture prioritarie del Paese. Oltre al GRAB il confronto ha coinvolto i rappresentanti della Ciclovia Vento; del Sole; dell’Acquedotto Pugliese; del Garda; della Magna Grecia; della Sardegna; Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia; Tirrenica; Adriatica. Oltre a queste hanno ricevuto attenzione altre esperienze di rilievo come la ciclovia abruzzese dei Trabocchi, che è parte dell’Adriatica; quella dell’Appennino e quella del Basso Lazio.

L’attuale governo ha infatti confermato la realizzazione e il finanziamento del sistema delle ciclovie con lo stanziamento di 361,78 milioni di euro per la nascita del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, immaginato come  un’infrastruttura diffusa che promuove la mobilità dolce e il turismo sostenibile, individuando i criteri di ripartizione delle risorse stanziate, disciplinando la progettazione e la realizzazione delle opere e stabilendo requisiti e standard tecnici di progettazione.

Tra le necessità emerse quella della malleabilità del sistema. Una ciclovia in Sicilia non può essere “formattata” come una in Trentino, un tratto di bosco non può avere le caratteristiche infrastrutturali di un argine fluviale. La viabilità ciclabile italiana, sotto il profilo delle infrastrutture, della sicurezza stradale e della promozione del trasporto dolce deve andare quindi di pari passo con la valorizzazione del nostro territorio che ogni anno sempre di più viene scelto da cicloturisti provenienti da tutto il mondo.

Il Rapporto Legambiente – Isnart