Economia circolare: network imprese denuncia i ritardi

L’allarme del Circular economy network, una rete di imprese e organizzazioni promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile

di Redazione

“La legge sull’economia circolare è ferma in Senato da cinque mesi. L’Italia rischia di perdere competitività”. Questo l’allarme del Circular economy network, una rete di imprese e organizzazioni promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

“Cinque mesi di stop – viene osservato – sono decisamente troppi per una legge che serve a rendere più competitiva l’Italia in un settore strategico come quello dell’economia circolare. Il recepimento delle nuove direttive europee è fermo in commissione al Senato dal novembre dello scorso anno. Un rallentamento che rischia di penalizzare il nostro Paese nella corsa verso un modello economico più efficiente nell’uso delle risorse e verso una gestione dei rifiuti sempre più incentrata sul riciclo e sempre meno sulla discarica”.

Secondo uno studio condotto dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con gli economisti di Cles srl, “l’approvazione rapida di un pacchetto di misure per il rilancio dell’economia circolare assicurerebbe sostanziosi vantaggi; investendo 11 miliardi di euro tra il 2020 e il 2025, si otterrebbe un valore della produzione pari a 104,5 miliardi di euro e anche 149.100 posti di lavoro nel 2025”. “Recepire le nuove direttive europee – si spiega – è una delle condizioni per accelerare la transizione verso l’economia circolare e agevolare il percorso virtuoso. Non sta andando così. Di questo passo si fa sempre più consistente il rischio che l’Italia non rispetti la scadenza del 5 luglio 2020, entro la quale ogni Stato membro deve recepire le nuove direttive. Il rischio non è solo che l’Italia possa incorrere in procedure di infrazione ma che l’assenza di un quadro normativo chiaro metta in difficoltà imprese, operatori e cittadini impegnati in una sfida di grande valore strategico sia dal punto di vista ambientale che economico”.