Più isolamento termico, meno aria condizionata

I risultati di una ricerca dell’Università Ca’ Foscari su 8 Paesi, di cui 5 europei

Di Leonardo Vacca

In molti Paesi il fresco costa più del caldo. E il dato è destinato ad aumentare nei prossimi decenni. Uno studio condotto dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), ha analizzato le dinamiche di acquisto degli impianti per l’aria condizionata e degli isolamenti termici in 8 Paesi, tra cui 5 europei, da oggi al 2040.

La ricerca, guidata da Enrica De Cian, docente alla Ca’ Foscari e ricercatrice del Cmcc, ha confermato quanto evidenziato dallo studio di Nature Communications, in cui si affermava che le stagioni roventi diventeranno via via più lunghe, con una ricaduta sui consumi energetici che in alcune zone del Pianeta arriveranno a un aumento del 58%. Una crescita dovuta al massiccio uso di condizionatori. Le stime, infatti, parlano di 275 milioni di europei con condizionatore acceso nel 2050 e un miliardo e 400 mila impianti in Cina, nello stesso periodo.

Perché dotarsi di un condizionatore

La scelta di dotarsi di un condizionatore dipende da vari fattori: la ricchezza complessiva del nucleo familiare, la presenza di soggetti a rischio come bambini e anziani, l’essere o meno proprietari dell’immobile, lo stato stesso dell’immobile e la propensione dei componenti della famiglia a mettere in pratica i comportamenti migliori per il risparmio energetico.

E così la ricerca dimostra che in Europa complessivamente solo il 20% dei cittadini usa l’aria condizionata nelle abitazioni, con picchi diversi di zona in zona. Meno, in ogni caso, rispetto a Giappone (90%) e Australia (72%). Due Paesi simbolo, che arriveranno al 100% di utilizzo nel 2040.

In questi cinque Paesi europei da qui al 2040 l’aumento medio del numero di persone che avranno un condizionatore sarà del 4,3%. Lo studio evidenzia anche che a pesare sulla scelta è soprattutto l’urbanizzazione.

Il dettaglio dei Paesi europei analizzati

Il dettaglio dei cinque Paesi europei studiati dimostra che la Francia è tradizionalmente poco propensa all’uso dell’aria condizionata, sia per fattori ambientali che culturali. Dal 2000 in poi, però, la crescita c’è ed è costante, visto che nel 2011 il 13% dei francesi usava l’aria condizionata, e saranno il 17,3% nel 2040. A pesare sull’aumento, tutto sommato contenuto, è il fatto che metà delle case francesi sono dotate di isolamento termico. Come in Olanda. Stato in cui i giorni caldi sono aumentati esponenzialmente. E che è passato da percentuali insignificanti di uso di aria condizionata (lo 0,5% nel 1990) a percentuali medie (14% al 2014 fino alla previsione del 19% al 2040).

La Spagna, unico Paese mediterraneo analizzato nello studio, mostra caratteristiche diverse. A causa anche delle numerose ondate di calore che l’hanno colpita negli ultimi decenni. Nel 1990 già il 5% della popolazione utilizzava l’aria condizionata. Nel 2040 sarà quasi il 50%. La Svezia, con caratteristiche geografiche e climatiche opposte, è meno esposta alle ondate di calore. Ma l’uso di climatizzatori oggi è 30 volte maggiore rispetto al 2005, e una famiglia su cinque lo utilizzerà nel 2040.

La Svizzera, ultimo Paese europeo analizzato, è lo Stato con meno condizionatori installati in tutto il continente. Ma vedrà comunque un aumento del 50% di utilizzo nei prossimi 20 anni, fino a raggiungere il 15% delle famiglie al 2040.

Quanto all’Italia, è bene ricordare che siamo un Paese che ha scoperto l’aria condizionata molto tardi. Nonostante questo, nel 2001 una famiglia italiana su dieci possedeva un condizionatore, oggi è circa una su due.

L’Europa è in ritardo con i suoi impegni di riduzione di gas serra al 2020 e al 2030. Il vecchio Continente è tale anche per l’età media dei suoi edifici, visto che solo l’1% delle abitazioni è dotato di tecnologie che consentono un consumo energetico inferiore del 40% rispetto al passato. Più che aumentare l’uso dell’aria condizionata, lo studio condotto da Ca’ Foscari e Cmcc, finanziato dalla Commissione europea, suggerisce di migliorare l’isolamento termico degli edifici. Per resistere anche quando, da qui al 2050, ci saranno in media 75 giorni di caldo in più.