Fallo Smart: il lavoro a distanza è meglio

Maggiore produttività, più soddisfazione, maggiore equilibrio con la vita privata, nessuno stress legato agli spostamenti. Ecco le ragioni per diventare smart worker

In Italia nel 2018 gli smart workers hanno toccato quota mezzo milione. Prevalentemente uomini, di età compresa tra i 38 e i 58 anni, sono lavoratori che – secondo la definizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sullo smart working – hanno flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro e sono dotati di strumenti digitali adatti a lavorare in mobilità, eventualmente anche all’esterno delle sedi aziendali.

Introdotto ufficialmente in Italia nel 2017, lo smart working oggi è presente in forme diverse in più della metà delle grandi aziende e nell’8% delle pmi. Numeri destinati a crescere se solo consideriamo l’incremento del 20% registrato nel 2018 rispetto all’anno precedente.

Le ragioni dello smart working

Sono molte le ragioni per cui lo smart working sembra essere un’operazione win-win: vantaggiosa per l’azienda e per il lavoratore. Secondo i dati presentati dall’Osservatorio, i lavoratori smart risultano più produttivi del 15% rispetto ai colleghi che lavorano in sede e hanno un tasso di assenteismo inferiore del 20%. Senza dimenticare che con un certo numero di lavoratori smart, l’azienda riesce a risparmiare circa il 30% dei costi di gestione degli spazi fisici.

Secondo le valutazioni aziendali, le migliori performance raggiunte dagli smart workers sono – per esempio – legate a una maggiore responsabilizzazione che li rende più motivati al raggiungimento dei risultati, così come a una maggiore soddisfazione dell’organizzazione e della qualità del lavoro che svolgono (8 su 10). Quattro su dieci, inoltre, si sentono soddisfatti anche nel rapporto con i colleghi e responsabili (la percentuale è di poco più di 2 su 10 tra i lavoratori in sede). Un diverso atteggiamento che, oltre a incrementare la produttività, migliora la capacità di gestire le emergenze e di svolgere la propria attività lavorativa in autonomia. Pochi gli svantaggi del lavorare a distanza: ridotta interazione con i colleghi (in alcuni casi può rappresentare una criticità) e la minore concentrazione in casa dovuta alla presenza di distrazioni.

Le motivazioni dei lavoratori smart

Tra le motivazioni principali per cui un lavoratore diventa smart il desiderio di ridurre lo stress del trasferimento da casa a ufficio (46%). A seguire la volontà di trovare un maggiore equilibrio tra vita privata e vita professionale (43%). Per molti si aggiungono ragioni di carattere professionale: lavorando a distanza si riesce a essere più efficienti (38%) e ci sente più motivati (36%).

Infine, per 1 lavoratore su 3 pesa anche la coscienza ambientalista e il voler contribuire a ridurre l’inquinamento prodotto dagli spostamenti casa lavoro.  In media i lavoratori italiani passano 45 minuti al giorno nel tragitto casa-lavoro-casa. Tempo non solo sprecato ma fonte di stress. Si sente stressato il 68% dei lavoratori che utilizza il trasporto pubblico per andare al lavoro. A causa del sovraffollamento, della sporcizia e dei frequenti problemi tecnici (scioperi, ritardi, guasti). Ma lo è anche (1 su 2) chi si sposta con mezzi privati, soprattutto a causa del traffico.