Con i biomattoni il condizionatore non serve

Lo studio Enea-Politecnico di Milano: il nuovo materiale è un isolante termo-acustico, è permeabile al vapore, ha un ridottissimo impatto ambientale

Ha pochi difetti e tanti vantaggi tra cui l’isolamento termo-acustico, la permeabilità al vapore, il ridottissimo impatto ambientale. Ma soprattutto la capacità di contrastare i cambiamenti climatici aiutando a sottrarre anidride carbonica all’atmosfera. Si tratta del biomattone che si ottiene combinando la parte legnosa dello stelo di canapa e un legante a base di calce. E’ un materiale da costruzione totalmente naturale. Che permette di realizzare edifici ad elevato confort abitativo, altissima efficienza energetica e nel contempo catturare e sequestrare CO2 dall’atmosfera.

Il segreto? il legno di canapa

Il materiale è infatti composto prevalentemente da legno di canapa, la pianta che produce più biomassa. Durante la crescita la canapa assorbe grandi quantità di CO2 attraverso la fotosintesi. Uno studio del ministero dell’Agricoltura francese sul ciclo di vita di un edificio realizzato in legno e biomattoni dimostra che se si sommano tutte le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione, dal trasporto, dall’utilizzo e dallo smaltimento dei materiali da costruzione, il risultato finale è sempre negativo. Ovvero la quantità di CO2 sequestrata dalla canapa del biocomposito è maggiore della somma di tutte le altre emissioni.

La grande innovazione è combinare le proprietà del canapulo, un sottoprodotto della lavorazione della canapa caratterizzato da una moltitudine di micropori pieni di aria in grado di assorbire umidità senza trattenerla, a quelle della calce. Che è un materiale da costruzione dalla storia millenaria, in grado di mineralizzare il canapulo rendendolo ignifugo e permettendogli di mantenere la traspirabilità.

Riqualificare il patrimonio edilizio

Oltre alla valutazione delle prestazioni ambientali del “calcecanapulo” mediante l’analisi del ciclo di vita (LCA), i ricercatori di Enea e Politecnico di Milano hanno effettuato prima prove in laboratorio in camera climatica a 23 gradi e a 35 gradi e successivamente una campagna di misure “in situ”, in Sicilia e in Veneto, su edifici realizzati con le stesse tecnologie. Da questi studi emerge che il biomattone con bassa impronta di carbonio e buone prestazioni termoigrometriche è in grado di mantenere in casa una temperatura media di 26 gradi in estate evitando così il ricorso alla climatizzazione. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto “Riqualificazione energetica degli edifici pubblici esistenti: direzione nZEB”, finanziato dalla Ricerca di Sistema Elettrico del ministero dello Sviluppo economico.

Riqualificare il patrimonio edilizio in un’ottica green potrebbe migliorare l’efficienza energetica nell’edilizia dei Paesi a clima caldo-temperato e far risparmiare molta energia: in questo contesto gli edifici svolgono un ruolo chiave in quanto sono responsabili di buona parte del consumo energetico nazionale: secondo studi Enea di oltre il 40% delle emissioni di CO2.

I risultati dei primi test

“Lo studio ha evidenziato nel complesso un bilancio ambientale molto positivo per quanto riguarda l’impronta di carbonio: in pratica la parete in blocchi in calce-canapulo funziona come un sistema in grado di sottrarre CO2 dall’atmosfera e tenerla bloccata per un tempo sufficientemente lungo”, sottolinea Giovanni Dotelli del Politecnico di Milano.

“Inoltre dai primi dati sperimentali emerge la buona performance termoigrometrica della parete che, indipendentemente dalle oscillazioni di umidità e temperatura esterne, si assesta su valori interni constanti, senza l’utilizzo di condizionatori e per l’intero periodo di misura effettuato nei mesi più caldi”, aggiunge Patrizia Aversa, del Centro Ricerche Enea di Brindisi.

“Per il mercato italiano dell’edilizia, l’introduzione delle normative in ambito energetico ha rappresentato un forte stimolo a innovare materiali e componenti per garantire prestazioni più elevate in linea con i nuovi standard”, spiega Vincenza Luprano, ricercatrice del Centro Enea di Brindisi. “La canapa, come materiale naturale, e i suoi sottoprodotti agricoli, hanno un ruolo importante per la nascita di nuove filiere, incentivate in un’ottica di economia circolare anche da leggi nazionali a causa dell’ampia disponibilità sul territorio della materia prima e del basso impatto del ciclo produttivo sull’ambiente,”.

I risultati presentati a un convegno internazionale

I risultati di questa ricerca sono stati recentemente presentati al convegno internazionale Resilient Built Environment for Sustainable Mediterranean Countries (SBE 2019) organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con le organizzazioni internazionali International Council for Research and Innovation in Building and Construction (CIB), International Initiative for a Sustainable Built Environment (IISBE), United Nations Environment Programme (UNEnvironment) e International Federation  of Consulting Engineers (FIDIC).