L’urbanismo tattico: nasce la progettazione dal basso (e verde)

Un nuovo metodo per ascoltare le esigenze dei quartieri e dare voce ai bisogni: riqualificazione di strade e piazze, aumento della dote di verde pubblico

di Redazione

Il Post ha accesso una luce su un fenomeno ancora poco conosciuto ai più, l’urbanismo tattico, un approccio inusuale. Il Tactical Urbanism rappresenta una metodologia applicabile alla progettazione e riqualificazione degli spazi pubblici. Si parte dal basso, dalle esigenze e dal coinvolgimento della cittadinanza che abita in un quartiere, rendendolo più vivibile.

Si tratta di un movimento statunitense lanciato nel 2012 dallo studio di progettazione architettonica e urbanistica Street Plans con sede a Miami, New York e San Francisco. La tattica innovativa si basa su azioni e trasformazioni urbane a breve termine e a basso costo. Ma con elevato impatto e potenziale di replicabilità tanto che, dal 2016, iniziano a emergere esperienze di Tactical urbanism anche in Italia.

Lo scollamento con la città

Le politiche pubbliche e in particolare la pianificazione territoriale spesso sono state affidate a un unico decisore, l’architetto-urbanista, che con la sua idea di piano o di progetto calava dall’alto un intervento per modificare una porzione di città, uno spazio pubblico, un giardino o una strada. Senza consultare né tantomeno coinvolgere i cittadini e gli abitanti del luogo. L’urbanismo tattico ha invece il compito di sanare questo scollamento con la città, che in passato ha creato attrito tra cittadini, politici e progettisti, creando occasioni per scambiare saperi tra city user e city maker.

Esistono diverse forme di urbanismo tattico: azioni dal basso non regolamentate, azioni dall’alto decise dall’amministrazione comunale e dai tecnici o degli approcci intermedi che vedono il supporto della politica locale e il coinvolgimento dei cittadini e del territorio.

L’urbanismo tattico permette di realizzare dei progetti di modifica dello spazio pubblico a basso costo che siano temporanei, di carattere sperimentale e con un alto valore comunicativo. L’approccio urbanistico leggero consente di valutarne l’impatto nel contesto del quartiere e la risposta dei cittadini, decidendo quindi se studiare una progettazione definitiva della piazza oppure se tornare indietro all’assetto precedente.

I numerosi attori del panorama urbano

Intervengono nel processo numerosi attori del panorama urbano, tra cui ad esempio il governo locale, le società private, aziende no-profit, gruppi di cittadini ma anche singoli individui. L’urbanistica tattica si basa su un processo aperto e sull’uso efficiente delle risorse favorendo i rapporti sociali di quartiere. Allo stesso modo però è anche una risposta dal basso al normale processo di pianificazione e di sviluppo delle città.

Per i semplici cittadini rappresenta un modo immediato per riappropriarsi o per riprogettare parte dello spazio pubblico. E destinarlo alle persone, ai bambini, togliendolo al degrado, all’abbandono, al parcheggio selvaggio e all’uso inefficiente di una risorsa scarsa come è il suolo. Per le associazioni del territorio rappresenta una modalità per mostrare l’efficacia e i risultati di alcuni interventi. Ottenendo così un consenso da parte degli organi decisionali e dalla società civile. Per gli amministratori pubblici e il governo locale è invece un modo per sviluppare buone pratiche in tempi brevi e con una spesa contenuta.

In Italia, il referente del movimento statunitense è la TaMaLaCa, spinoff sostenuto dall’Università di Sassari: si tratta di una startup innovativa, impegnata in attività ad obiettivo sociale: rigenerazione urbana, gioco e partecipazione, progettazione inclusiva e comunicazione urbana alternativa.

Le trasformazioni di “Piazze Aperte”

Anche Milano sta percorrendo questa strada. Nell’ambito dell’iniziativa “Piazze Aperte”, sono già state effettuate delle trasformazioni: Piazza Angilberto II nel quartiere Dergano, il piazzale di Porta Genova e, nel quartiere Nolo, North of Loreto. Lì sta nascendo, tra via Venini e via Spoleto una nuova piazza. L’intervento, che si appresta ad entrare nel progetto “Piazze aperte” del Comune, consiste nel delimitare l’area con alberi in vaso, fioriere, rastrelliere, tavoli da ping pong, panchine e una colorazione particolare dell’asfalto. Il risultato sarà un’area che potrà essere fruita dagli alunni della scuola lì accanto e dagli abitanti della zona. Attorno alla neo piazza ci sarà anche una riorganizzazione della viabilità con l’obiettivo di garantire la continuità ciclabile con la sperimentazione della Zona 30.

Le iniziative in Sardegna

Altre iniziative sono state avviate da TaMaLaCa in Sardegna. Un esempio di tactical urbanism è il progetto “Dispersione Zero” del 2015. Gli alunni a rischio di abbandono scolastico dell’istituto comprensivo del quartiere di Monte Rosello Alto di Sassari sono stati protagonisti di un percorso che ha portato alla trasformazione di un ampio marciapiede sottoutilizzato in un piccolo spazio pubblico. I ragazzi, affiancati da numerosi abitanti del quartiere (non solo genitori), hanno non solo ideato, ma anche realizzato materialmente l’intervento di trasformazione spaziale, grazie all’allestimento di una piccola falegnameria all’interno della quale sono stati costruiti gli elementi di arredo urbano e all’organizzazione di un cantiere di autocostruzione.

Altro esempio è il progetto di urbanismo tattico “Giardino che non c’era” che consiste nell’organizzazione di un cantiere di autocostruzione della durata di tre giorni, finalizzato alla realizzazione di un piccolo intervento di ricolorazione e riallestimento di un angolo dimenticato del cortile scolastico della scuola primaria e dell’infanzia di Via Gorizia, a Sassari. L’ipotesi di riorganizzazione spaziale è stata definita da circa 60 bambine e bambini della scuola primaria che hanno partecipato ai laboratori di progettazione.

Poi c’è Parklet di San Donato, un progetto di tactical urbanism che ha visto il coinvolgimento dei bambini e delle bambine dell’istituto Comprensivo del rione storico di San Donato, sempre a Sassari, finalizzato alla rivendicazione del diritto al gioco libero e autonomo negli spazi pubblici della città. L’intervento spaziale è consistito nella trasformazione di una piccola porzione della piazza davanti alla scuola primaria, occupata dalle automobili in sosta (e dunque sottratta all’uso collettivo), in un micro spazio pubblico.