Lo scopo dell’esperimento è capire perché alcuni pannelli funzionano più a lungo e altri si degradano più rapidamente

di Redazione

Il fotovoltaico utilizzato nei pannelli solari è sensibile ai fattori ambientali e subisce un degrado nel tempo. Ma i dati per ottimizzare gli interventi necessari sono parziali. Per colmare queste lacune uno studio pubblicato sul Journal of Renewable and Sustainable Energy riporta i risultati dei test eseguiti in 5 anni sulle prestazioni di vari pannelli solari, incrociando le informazioni riguardanti i dati metereologici (l’intensità del sole, la composizione spettrale e l’angolo di luce) con altri parametri relativi alla conformazione del pannello e alla relativa prestazione. I risultati della ricerca sembrano identificare alcuni fattori chiave per capire perché alcuni pannelli funzionino più a lungo e altri tendano a degradarsi più rapidamente.

I ricercatori hanno utilizzato una metodologia di test creata dal National Renewable Energy Laboratory e Sun Power Corporation chiamata “irradianza con cielo limpido”, che è l’irradiazione solare prevista in un determinato luogo in condizioni ideali di cielo sereno. Hanno confrontato le prestazioni basate su dati misurati nel mondo reale e dati modellati usando l’irradiazione del cielo limpido per analizzare la differenza tra i campioni di dati e per evidenziare le incoerenze dei dati. I test sono stati eseguiti presso una centrale fotovoltaica installata presso l’Istituto Max Planck per la conversione dell’energia chimica a Mulheim an der Ruhr, in Germania.

L’installazione ha incluso cinque tecnologie fotovoltaiche inorganiche: silicio micromorfo a pellicola sottile, tellururo di cadmio, rame-indio-gallio-selenio, silicio policristallino e silicio amorfo. Gli autori hanno in programma di continuare a produrre dati dettagliati sull’impianto fotovoltaico per espandere il set di dati per periodi di tempo più lunghi e portare alla luce i dati grezzi sulle prestazioni per migliorare ulteriormente la tecnologia fotovoltaica.