Le previsioni dello studio elaborato da Elettricità Futura con la partecipazione di Motus-E. In 10 anni le fonti rinnovabili saranno maggioritarie nel sistema elettrico e un’auto su quattro sarà con la spina
di Redazione
L’Unione Europea a 28 ha già visto un aumento della quota di elettricità nel panel dei consumi energetici: sono passati dal 18,0% del 1990 al 22,7% del 2017. Ma il vero salto deve ancora arrivare: il rispetto degli obiettivi a livello europeo e italiano richiederà un ulteriore, consistente incremento della quota di elettricità rispetto al consumo energetico finale. Inoltre il piano sul Green Deal annunciato dalla nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen potrebbe spostare ulteriormente verso l’alto l’asticella degli obiettivi del nostro Paese al 2030 (55,4% di fonti rinnovabili nel settore elettrico).
In questo quadro – con un’Europa che spinge l’acceleratore in direzione green, la Bei che ha deciso il taglio degli investimenti nel settore dei fossili, Blackrock, il fondo di investimento più grande al mondo, che chiede alle aziende di dare priorità alla crisi climatica – quali sono le opportunità che si aprono per l’Italia? Una risposta viene dal rapporto “Vettore Elettrico: lo scenario attuale e le prospettive future” elaborato da Elettricità Futura con la partecipazione di Motus-E.
L’analisi parte dalla fotografia dell’evoluzione del settore. L’Italia – si legge nel rapporto – è all’avanguardia nel processo di transizione energetica. E’ ad esempio uno dei Paesi della UE a 28 e del mondo con la più bassa intensità energetica. E ha raggiunto in anticipo gli obiettivi 2020 di quota di fonti rinnovabili nei consumi finali, di miglioramento dell’efficienza energetica, di riduzione delle emissioni di gas serra. Su questo fronte, tra le grandi economie, l’Italia è seconda solo alla Gran Bretagna, che però è avvantaggiata da un sistema economico molto basato sui servizi e poco sulla manifattura.
Dunque dal punto di vista dell’efficienza occupiamo una solida posizione. Ma se mettiamo al centro dell’obiettivo la penetrazione del vettore elettrico, la situazione appare meno positiva. L’Italia si colloca su un valore leggermente inferiore alla media della UE a 28: 22,1% rispetto al 22,7% (dati 2017). E’ per questo, suggerisce Elettricità Futura, che occorre rilanciare utilizzando con maggiore decisione soprattutto due strumenti: le auto elettriche e le pompe di calore.
Auto elettriche: il modello Norvegia
Per quanto riguarda la mobilità elettrica, il mercato italiano è in forte crescita anche se i numeri di partenza sono molto bassi: il 2019 ha visto un incremento del 70,1% rispetto al 2018 (favorito dall’introduzione dell’ecobonus). Certo, il parco circolante di auto elettriche in Italia ha ancora valori modesti: 37.636 unità al novembre 2019. Tuttavia, raggiungendo i target contenuti nella proposta di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima del dicembre 2018 il vettore elettrico arriverebbe nel 2030 a un quarto del totale: circa il 25,1%. E’ già una buona percentuale. E si potrebbe salire al 25,5% (con un incremento di circa 2,17 TWh di consumi finali elettrici) se il parco di 6 milioni di veicoli elettrici ipotizzato al 2030 sarà caratterizzato da una prevalenza di veicoli elettrici puri, contrariamente a quanto suggerito nella proposta del Pniec.
Questo riequilibrio a vantaggio della filiera più radicalmente elettrica è avallato dall’andamento del 2019: i dati gennaio-novembre 2019 rivelano che i Bev (Battery Electric Vehicle) sono stati il 63% (10.150) sul totale delle auto elettriche vendute (16.098), mentre i Phev (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) sono stati pari al 37% (5.948). Anche il ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato a dicembre 2019 che la ripartizione tra Bev e Phev è stata rivista per la versione definitiva del Pniec, confermando il target complessivo di 6 milioni, ma ipotizzando che vi saranno 4 milioni di Bev e 2 milioni di Phev al 2030: esattamente lo scenario indicato nello studio di Elettricità Futura.
Che un colpo d’ala sia possibile lo dimostra la Norvegia. Grazie a decise politiche di incentivazione all’acquisto di veicoli elettrici, il Paese scandinavo nel 2018 ha visto le auto con la spina sfiorare il sorpasso: ogni cento immatricolazioni 49 sono state di veicoli elettrici. La Norvegia è diventata così il terzo mercato mondiale del settore dopo Cina e Stati Uniti.
Per andare in questa direzione Elettricità Futura suggerisce una spinta concreta allo sviluppo della mobilità elettrica sia privata che pubblica attraverso un pacchetto di misure: incremento delle infrastrutture di ricarica; interventi per incentivare l’utilizzo della mobilità elettrica nelle aree urbane (accesso nelle Zone a Traffico Limitato, parcheggi gratuiti, ecc.); una regia unica nazionale; un’intesa Stato-Regioni per armonizzare e semplificare le regole comunali in modo da favorire la distribuzione omogenea delle infrastrutture; l’implementazione di standard tecnologici uniformi per garantire l’interoperabilità sia per quanto riguarda le colonnine di ricarica che per i protocolli di comunicazione; l’estensione dell’obbligo per i concessionari autostradali di piani di infrastrutturazione elettrica; una penetrazione decisa dei veicoli elettrici nelle flotte del trasporto pubblico locale, della pubblica amministrazione, del car sharing, dei taxi, attraverso obblighi di acquisto e meccanismi premiali.
Pompe di calore
“Il Pniec”, si legge nel rapporto, “prevede che i consumi da fonti rinnovabili supereranno i 14,7 Mtep nel settore del riscaldamento e raffrescamento al 2030, con un incremento rilevante dell’energia rinnovabile fornita da pompe di calore, che passerà dai 2,650 Mtep del 2017 ai 5,599 Mtep del 2030 (+111%). Le pompe di calore rappresenterebbero quindi il 41% dei consumi finali Fer per riscaldamento al 2030. Elettricità Futura reputa ragionevolmente ambizioso l’obiettivo di raggiungere una quota di energia rinnovabile al 2030 nel settore termico pari al 33,1% (con un incremento del 3,1% rispetto alla quota prevista nella Strategia Energetica Nazionale 2017)”. E aggiunge che, assieme al rilancio delle pompe di calore, sarà importante dare spazio anche ad altre tecnologie chiave come la micro cogenerazione.