Guida galattica per smart workers

Un decalogo semiserio con alcuni consigli senza impegno per i lavoratori “agili” che, nei giorni dell’emergenza coronavirus, non vogliono dimenticare le regole del galateo mentre svolgono le loro mansioni online

di Barbara Battaglia

Il lavoro “agile” (o smart working), spiega il sito del ministero del Lavoro in una informativa nell’ambito delle misure adottate dal governo per la gestione dell’emergenza epidemiologica da covid-19, è “una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”. 

Di fronte al massiccio ricorso a questa possibilità da parte di tante aziende, si moltiplicano in rete i consigli degli esperti per una gestione efficace – e possibilmente umana – di tale strumento. Lo ha già fatto, ad esempio, sul Guardian, Sirin Kale, in un articolo di sabato 14 marzo, allertando i lettori del fatto che “la tecnologia può disumanizzare le interazioni interpersonali”.

Ci proviamo anche noi, nel nostro piccolo ma rafforzati dall’esperienza diretta di smartworkers.

Avrai anche una vita al di fuori dello smart working

Non si lavora 24/24, non si leggono le mail mentre si fanno le pulizie, non si risponde ad ogni chiamata mentre si gioca coi bambini. Esisteva una volta una divisione tra il tempo del lavoro e quello per la vita: continuiamo a difenderla.


Non accendere il computer e lo smartphone invano

L’iper connessione è richiesta solo per determinati ruoli. Se non siete dei social media manager – ma anche se lo siete – o dei giornalisti – ma anche se lo siete – forse potete scegliere degli orari in cui siete off. Off line, indisponibili per il lavoro. On sul resto della vita.

Ricordati di santificare i pasti

Qualsivoglia contratto di lavoro prevede delle pause necessarie, nelle 8 ore di lavoro ordinarie. Precari e partite IVA spesso non riescono a far valere nemmeno questo diritto, hanno ritmi infernali. Forse stare tutti a casa può ricordarci che non tutto è urgente e che nessuno è indispensabile.

Onora le pause

I ritmi di lavoro non devono essere per forza più densi di quelli a cui si è abituati in ufficio. La pausa alla macchinetta del caffè, la chiacchierata con il collega, andare in bagno: si può e si deve fare, anche a casa.

Non chattare (contemporaneamente)

Mantenere la concentrazione è un’impresa ardua, se mentre si è in skype call o su zoom, si continua anche a rispondere alle chat di whatsapp, si controllano le notifiche sui social, si leggono le notizie…Mostrare rispetto e dedizione per quello che si fa, il multitasking non è sempre sinonimo di qualità.

Non commettere atti contrari alla net-etiquette

Il pericolo di scadere nella volgarità, di essere anche in modo lieve autori o fomentatori di odio on line, è dietro l’angolo, quando si porta il lavoro dietro uno schermo. Valgono le stesse regole che nella vita reale: la buona educazione, il rispetto, senza arroganza (quasi come direbbe Morgan).

Non blastare

Sii gentile, online più che altrove. Mai “attaccare e zittire l’interlocutore dall’alto di una presunta superiorità intellettuale e morale”, come da definizione della Treccani.

Non dire fake news

Condividere contenuti non verificati, inviandoli anche ai colleghi, è una fonte di distrazione per tutti. E non fa che alimentare bufale in un periodo in cui davvero non se ne sente il bisogno.

Non desiderare di essere in ufficio

Lo scambio con i colleghi e con i superiori, il tragitto per andare nel proprio luogo di lavoro, routine che si sono perse e che forse ad alcuni possono mancare. Torneranno, e forse si potranno anche ripensare, rivoluzionare, rimodulare, dopo questo shock collettivo. Restiamo umani.