emergenza climatica

La pandemia aggrava l’emergenza climatica

Ma politiche mirate possono neutralizzare gli impatti sociali negativi della transizione energetica. Lo studio Eurelectric-Fondazione Enel presentato martedì nel webinar di Elettricità futura

La pandemia Covid-19 ha innescato una crisi economica senza precedenti e ha provocato una potenziale diminuzione del 7% del Pil dell’Ue. Di conseguenza, gli enormi rischi di una recessione prolungata e della disoccupazione tenderanno a influenzare la popolazione, portando a un aumento delle disuguaglianze strutturali. In questo scenario è molto probabile che le politiche climatiche avranno un impatto maggiore sulla popolazione a basso reddito a breve termine se non saranno accompagnate da misure di mitigazione mirate. Perciò una transizione energetica socialmente giusta e inclusiva è fondamentale per coinvolgere i cittadini e alleviare i possibili effetti negativi.

E’ quanto emerge da “E-quality: shaping an inclusive energy transition”. Lo studio, condotto da Eurelectric con il contributo scientifico della Fondazione Enel e presentato martedì nel corso di un webinar organizzato da Elettricità futura, delinea alcune soluzioni che potrebbero essere prese in considerazione per attutire gli effetti sulle famiglie vulnerabili, garantendo al contempo una crescita sostenibile a beneficio di tutti.

“Mitigare gli impatti sociali negativi delle politiche climatiche è essenziale per garantire un ampio sostegno alla transizione energetica. Questo nuovo studio mostra che gli effetti negativi possono essere compensati con politiche mirate e fornisce esempi concreti di politiche che possono essere prese in considerazione a tal fine”, ha affermato Magnus Hall, presidente di Eurelectric.

Le politiche per la decarbonizzazione

Lo studio, illustrato da Giuseppe Montesano, vicedirettore di Enel Foundation, Gilda Amorosi, Head of Energy Policy Climate & Sustainability di Eurelectric e Alessio Cipullo, Affari Europei e Ufficio studi di Elettricità Futura, ha evidenziato le direzioni delle politiche per la decarbonizzazione in atto e le caratteristiche da prevedere e da evitare per un’attenta pianificazione politica. Uno dei risultati più interessanti riguarda l’effetto moltiplicatore delle policy: combinando le iniziative e le policy in atto è possibile capovolgere il possibile scenario negativo.

Analizzando le politiche concrete già attuate dalle amministrazioni di tutto il mondo, lo studio presenta le misure chiave che possono compensare pienamente gli effetti regressivi delle politiche climatiche, aprendo la strada a una transizione energetica di successo.

Più specificamente, lo studio identifica sei politiche di decarbonizzazione (tariffazione del carbonio, tassazione dei vettori energetici, standard di prestazione delle emissioni, sussidi per le tecnologie a basse emissioni di carbonio, eliminazione graduale dei sussidi per i combustibili fossili, misure di efficienza energetica) e effettua simulazioni analizzando i modelli di disuguaglianza per i singoli scenari politici.

In primo luogo, lo studio rileva che programmi di riqualificazione a lungo termine ben pianificati e adeguatamente finanziati possono offrire opzioni concrete per i lavoratori, combattendo così la disoccupazione legata alla transizione. Analogamente allo Scottish Transition Training Fund, che ha sostenuto la riqualificazione dei lavoratori dei settori del petrolio e del gas, il Fondo dell’Ue per una transizione giusta può essere uno strumento di mitigazione chiave per affrontare un cambio di lavoro asimmetrico, in particolare nelle regioni carbonifere.

Ridurre il carico sulla popolazione

In secondo luogo, i fondi di compensazione, sotto forma di trasferimenti forfettari o sgravi fiscali, sono un’azione praticabile per ridurre il carico sulla popolazione. Lo studio ha identificato che un’opzione di rimborso diretto forfettario, utilizzando i proventi delle principali politiche di decarbonizzazione, inclusi i prezzi del carbonio e le tasse sui combustibili fossili, vedrebbe una somma media di 260 € andare alle famiglie in tutta l’Ue ogni anno. Con questo importo, il reddito disponibile delle famiglie in difficoltà aumenterà del 4,2% e dello 0,8% per le più ricche.

Infine, cosa molto importante, i regimi di sostegno all’efficienza energetica diretti alle famiglie miglioreranno il tenore di vita dei cittadini, riducendo il consumo di energia e i relativi costi. Attraverso politiche mirate, sostiene lo studio, l’Ue ha l’opportunità di abbattere le barriere all’adozione di soluzioni efficienti dal punto di vista energetico e a basse emissioni di carbonio. Lo studio rileva che entro il 2050 il finanziamento annuale richiesto per l’adozione di misure di efficienza energetica ammonta a 1-3 miliardi di euro per l’Ue nel suo insieme.

Mix della generazione elettrica equilibrato

Per quanto riguarda il nostro Paese, lo studio evidenzia come l’Italia abbia un mix della generazione elettrica equilibrato, pronto per la transizione energetica verso gli obiettivi 2030 e oltre. Ma nello scenario del Green Deal, entro il 2030 dovremo investire più di 100 miliardi di euro creando 50.000 nuovi posti di lavoro permanenti nel settore energetico. Quanto alle misure sociali per ridurre le disuguaglianze e rilanciare l’economia, l’Italia ha attivato il “bonus sociale” e ha esteso l’ecobonus per l’efficienza energetica.

Carlo De Masi, presidente Adiconsum, ha evidenziato il problema della povertà energetica che oggi coinvolge circa 5 milioni di cittadini italiani e la necessità di rafforzare gli strumenti attraverso una concertazione adeguata nella programmazione della transizione energetica. Secondo Simone Mori, direttore Europe Gruppo Enel, “la transizione energetica è una grande opportunità di investimento e occupazione verso un’economia più moderna e pulita, che dovrà essere necessariamente accompagnata da interventi di formazione e riqualificazione”. Marco Peruzzi, vicepresidente Sostenibilità, Relazioni Istituzionali e Regolazione di Edison, ha infine voluto evidenziare che “nella pianificazione delle policy è essenziale focalizzarsi su strumenti di supporto che vengano applicati in modo automatico alle fasce più fragili della popolazione e senza la necessità di competenze complesse da parte dei fruitori”.