cambiamento climatico

Cambiamenti radicali per l’ambiente? Fino a un certo punto

Voli, consumo di carne, abiti nuovi, video in streaming e mobilità privata: a cosa rinunciare per combattere il cambiamento climatico? L’indagine della Banca Europea degli Investimenti

A cosa sei disposto a rinunciare per combattere il cambiamento climatico? Prima di tutto ai voli, poi all’auto privata. La domanda rivolta dalla Banca europea per gli investimenti, in collaborazione con la società di ricerche di mercato Bva, a un campione di cittadini dei diversi Paesi europei, di Stati uniti e Cina svela quali siano per il cittadino medio le scelte prioritarie.

L’indagine rileva che sebbene la maggior parte degli intervistati sia più preoccupata per la pandemia (79% dei cinesi, 67% degli americani e 58% degli europei) che per il cambiamento climatico, tuttavia ritiene che le proprie scelte e azioni possano contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Questa convinzione è condivisa dal 72% dei cittadini europei e americani e dall’84% dei cinesi intervistati. Il numero di chi ha risposto positivamente a questa domanda è aumentato ovunque rispetto al sondaggio precedente del 2019. Un aumento di 3 punti nell’Unione europea, 7 punti negli Stati Uniti e 12 punti in Cina.

I giovani i più convinti

Nel complesso, però, solo il 10% dei cinesi e il 19% degli europei afferma di voler apportare cambiamenti radicali al proprio stile di vita. Mentre, lo afferma ben il 27% degli americani. In Europa e negli Stati Uniti sono soprattutto i giovani a essere convinti che il loro comportamento possa fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici rispetto agli intervistati più anziani. Un divario che non è stato osservato in Cina. L’indagine mostra che nell’Unione europea, il 77% dei giovani di età compresa tra i 15 ei 29 anni ritiene che il proprio comportamento possa fare la differenza, rispetto al 64% degli intervistati di età pari o superiore a 65 anni. Negli Stati Uniti, le cifre sono il 75% dei giovani (15-29 anni) rispetto al 56% degli intervistati di età pari o superiore a 65 anni.

Chiedendo di scegliere tra i voli, il consumo di carne, l’acquisto di abiti nuovi, i video in streaming e la mobilità privata, il 40% degli europei (rispetto al 43% in Cina e al 38% negli Stati Uniti) ritiene più facile rinunciare a volare per combattere il cambiamento climatico. Il 39% degli europei e il 38% degli americani afferma che rinunciare alla propria auto sarebbe l’opzione più difficile.

Evitare i voli

I piani di viaggio futuri saranno modellati sia dalla pandemia che dalle preoccupazioni climatiche. Una volta revocate le restrizioni di viaggio relative al Covid-19, il 37% dei cinesi, il 22% degli europei e il 22% degli americani afferma che eviterà di volare a causa delle preoccupazioni del cambiamento climatico. Il 42% degli europei afferma che farebbe le vacanze nel proprio Paese o in un Paese vicino per ridurre al minimo le emissioni di carbonio. Il 29% degli europei (rispetto al 29% dei cinesi e al 35% degli americani) afferma che riprenderà a viaggiare in aereo come prima della pandemia.

Anche le preoccupazioni per la salute sono trasversali. Alla domanda sulla pandemia e sui trasporti pubblici, il 75% degli americani, il 71% dei cinesi e il 67% degli europei afferma di avere meno probabilità di utilizzare i trasporti pubblici perché preoccupati per la loro salute. Questa cifra è particolarmente alta in Italia (77%), Romania (78%), Portogallo (80%) e Malta (83%).

L’Italia è in linea con i risultati europei. Particolarmente alta – il 77% – la quota degli italiani che preferisce evitare il trasporto pubblico per ragioni sanitarie. Molto alta anche la percentuale di italiani che si dicono pronti ad apportare cambiamenti radicali al proprio stile di vita per combattere il cambiamento climatico. Risponde affermativamente, infatti, il 34% degli italiani contro la media europea del 19%. Quando verranno meno le limitazioni imposte per contenere la pandemia, il 33% degli italiani dice che eviterà di volare. Il 43%, inoltre, dice che farà le vacanze in Italia o in Paesi vicini per diminuire le emissioni di CO2. Solo il 12% degli italiani dichiara che tornerà a viaggiare in aereo esattamente come faceva prima della pandemia.

Penalizzare l’uso delle automobili

Un anno fa, prima che la pandemia cambiasse tutti i parametri di riferimento, il sondaggio condotto dalla Bei, sempre in collaborazione con la società di ricerche di mercato Bva, ha evidenziato che l’82% degli europei ritiene che le comunità e i lavoratori più colpiti dalla transizione energetica dovrebbero ricevere un sostegno finanziario. Inoltre la maggior parte degli europei, sottolinea la Bei, è favorevole a misure che penalizzino l’uso delle automobili: dal ridurre l’accesso delle auto nei centri urbani all’aumento dei limiti di velocità. I cittadini cinesi intervistati sono ancora più favorevoli a misure di questo tipo (90% per la riduzione di spazi per le auto nei centri urbani e 88% per la riduzione dei limiti di velocità). La maggior parte degli intervistati europei (59%) si dichiara favorevole anche a prezzi più elevati per alimenti e merci che hanno una rilevante impronta di carbonio, come carne rossa, telefoni cellulari e alimenti trasportati su lunghe distanze. Negli Usa la percentuale è del 49%.

Quanto ai dati specifici sull’Italia, un anno fa il 71% degli intervistati è risultato a favore di un divieto progressivo delle auto diesel. Sei punti percentuali al di sopra della media Ue (65%). L’88%, poi, era a favore anche del divieto di veicoli ad alte emissioni nei centri urbani. Anche in questo caso 6 punti sopra la media Ue dell’82%. Il 90% degli italiani è favorevole a vietare le plastiche monouso (5 punti percentuali sopra la media Ue 85%). L’87%, invece, ritiene che le comunità e i lavoratori più colpiti dalla transizione energetica debbano ricevere un sostegno finanziario, rispetto alla media Ue dell’82%.