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La sostenibilità è rosa

Secondo il report “L’energia tra valori individuali e comunitari” (Università Statale di Milano ed Enea) i comportamenti virtuosi sono più diffusi tra le donne che tra gli uomini

Le donne percepiscono in maniera più intensa l’efficacia e l’impatto positivo delle azioni individuali. Questo si traduce in pratiche quotidiane concrete, mentre nel genere maschile prevale lo scetticismo riguardo al reale impatto dei comportamenti sul sistema sociale nel suo complesso”. È questa una delle conclusioni del report “L’energia tra valori individuali e comunitari”. Lo studio analizza i comportamenti ambientali e i consumi energetici delle famiglie alla luce della psicologia ambientale e delle scienze sociali applicate. Si tratta del secondo capitolo di una collaborazione tra Università Statale di Milano (Cattedra di Psicologia Sociale) e Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell’Enea nell’ambito della campagna nazionale sull’efficienza energetica “Italia in Classe A”. Iniziativa promossa dal ministero dello Sviluppo Economico e realizzata da Enea. Uno studio del quale avevamo già parlato qui su Alla carica!, quando furono pubblicati i primi risultati, sulle “contraddizioni” dei consumatori italiani, lo scorso settembre.

Il sondaggio

L’analisi è stata condotta su un campione di residenti in Lombardia di cui sono stati esaminati azioni e interventi messi in atto negli ultimi cinque anni per ridurre la propria bolletta energetica. Il campione finale valido è composto da 155 partecipanti (59 nuclei familiari), equamente suddivisi per genere (maschile 48.4% e femminile 51.6%), principalmente di nazionalità italiana.

Lo studio ha evidenziato come sotto uno stesso tetto spesso convivano diverse “subculture energetiche”, derivanti cioè da variabili quali l’età, la tipologia di abitazione e l’impegno sui temi della sostenibilità. Riguardo all’età, la maggiore adesione a un’etica sostenibile e un’apertura più ampia al cambiamento sono state riscontrate nella fascia tra i 18 e i 37 anni. Lo stesso vale anche per quanto riguarda i temi della mobilità e della condivisione dei servizi. Tra gli over 78 prevale invece un’attenzione di carattere economico nel minimizzare gli sprechi di acqua ed elettricità.

Le dinamiche di genere

In merito alle differenze di genere, emerge che i comportamenti virtuosi sono più diffusi tra le donne che tra gli uomini. Le prime percepiscono in maniera più forte l’efficacia e l’impatto positivo delle azioni individuali. Questo si traduce in pratiche quotidiane concrete. Nel genere maschile, invece, prevale lo scetticismo riguardo al reale impatto dei comportamenti sul sistema sociale nel suo complesso. Un certo disfattismo, quindi, mentre le donne sembrano più inclini a credere nella possibilità di cambiare le cose.

Su una scala Likert (una scala di valutazione molto usata nelle ricerche di mercato, tecnica ideata dallo psicometrico americano Rensis Likert nel 1932, ndr) a 7 punti, i punteggi medi di donne e uomini sono infatti diversi. Più nel dettaglio, nelle donne la disponibilità a modificare lo stile di vita in chiave sostenibile ha un punteggio pari a 4,6. Negli uomini è 3,81. Lo stesso trend per quanto riguarda la riduzione dei consumi: la differenza media tra uomini e donne è minore ma ancora elevata.

Per quanto concerne le altre variabili analizzate dallo studio, i punteggi del genere femminile risultano essere tendenzialmente più alti, con variazioni meno intense anche se non statisticamente significative.

In sintesi, quindi, secondo il report elaborato da Enea, il genere maschile è “nonostante un’elevata consapevolezza dell’importanza delle tematiche, maggiormente scettico e refrattario verso lo sviluppo di atteggiamenti sostenibili qualora questi implichino modificazioni significative dello stile di vita”.

Gli uomini non cambiano, insomma…

Qui il testo completo dello studio.