colonnine elettriche

Mobilità elettrica: percorso a ostacoli per le colonnine

Spesso lungaggini burocratiche e incertezze normative rallentano la realizzazione delle infrastrutture di ricarica elettriche 

Se tutti i sindaci appaiono entusiasti quando si parla di mobilità elettrica, le cose si complicano davanti alla realizzazione concreta della infrastruttura di ricarica in città. L’iter da seguire si rivela spesso contorto e gli ostacoli da affrontare numerosi. Quello che soprattutto lamentano le aziende del settore sono le lungaggini burocratiche e le norme vaghe, spesso contraddittorie, che rallentano i progetti.  

Basti pensare che prima che fosse approvato il decreto Semplificazioni, la scorsa estate, servivano 18 autorizzazioni per installare una singola colonnina in città, mentre oggi ne basta solo una. .La semplificazione delle procedura autorizzativa. Un altro passo in avanti  volto a semplificare le procedure autorizzative riguarda l’abolizione della necessità di redigere la Scia – Segnalazione certificata di inizio di attività –  ora sostituita da una più semplice richiesta al comune. 

Non solo. La normativa che regola gli interventi sul territorio – e quindi anche la realizzazione di una colonnina – è emanata dagli enti locali, i Comuni, e spesso varia da un’amministrazione all’altra. In pratica quando si richiedono permessi per la realizzazione di un punto di ricarica all’ufficio tecnico di  un Comune non si sa con precisione quali saranno i  tempi e i passaggi da eseguire. 

Roma

A Roma, ad esempio, sono fermi 200 punti ricarica già progettati (su un piano totale di 700) e pronti per l’installazione. A bloccarli il regolamento comunale della capitale secondo il quale le colonnine possono essere installate solo dove i marciapiedi hanno un’ampiezza superiore ai 2 metri e mezzo. Cosa piuttosto  rara nelle strade del centro capitolino.  

Inoltre nei centri storici delle città italiane occorre ovviamente confrontarsi con le soprintendenze. In molti casi la realizzazione di punti di ricarica è stata bloccata dal loro parere contrario all’installazione in aree particolarmente tutelate. Anche in questo caso conoscere con chiarezza i requisiti da rispettare – dove e come  installare le colonnine – permetterebbe di risparmiare tempo e denaro. 

Milano

A Milano sono 250 le colonnine ferme: l’amministrazione comunale richiede il pagamento del Cosap (canone sull’occupazione del suolo pubblico) sui metri quadri usati sia per il posizionamento delle colonnine sia per l’istituzione delle relative aree di sosta per le auto.

Infine in alcuni casi- a lavori completati- la colonnina non è subito utilizzabile a causa di problemi legati alla disponibilità della rete energetica.