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Trasporto urbano: ultimo appello

Pendolaria 2021: 6 milioni di viaggi ogni giorno, nemmeno un nuovo chilometro di metropolitana. Ma pandemia e recovery plan hanno avuto e avranno un enorme impatto sulla mobilità urbana

di Barbara Battaglia

Sempre più pendolari (ma solo al Nord e prima del covid) e pochi investimenti. La situazione del trasporto ferroviario ai tempi del covid e le scelte per fare di Next Generation UE la svolta nella mobilità sostenibile. Questi, i temi al centro della presentazione del Rapporto Pendolaria 2021. L’appuntamento si è svolto in diretta sui siti e sulle pagine facebook di Legambiente e de La Nuova Ecologia lunedì 15 febbraio, dalle 11 alle 13. Il dibattito è stato introdotto e moderato da Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

I numeri del trasporto locale

La maggioranza delle Regioni mette di tasca sua meno dell’1% sui treni, in termini di stanziamenti regionali aggiuntivi rispetto ai contratti di servizio. Gli investimenti complessivi, tra il 2009 e il 2019, non sono in sostanza mai aumentati, “mentre i passeggeri crescevano dell’8%”, ha spiegato Gabriele Nanni, coordinatore del Rapporto Pendolaria Legambiente. E prima del covid i numeri del mondo dei pendolari erano rilevanti: 6 milioni di viaggi al giorno tra metropolitane e ferrovie regionali, con un incremento del 7,4% tra il 2018 e il 2019. Ovvero sempre più cittadini, studenti, lavoratori, sceglievano un mezzo pubblico e non l’auto, per andare nei posti di lavoro e studio. Si è registrato poi, più nello specifico, un vero e proprio boom di viaggiatori per le metropolitane. Ci sono stati 270 mila viaggi in più al giorno nel 2019, rispetto all’anno precedente.
Ma non ovunque, non tutte le regioni sono uguali, anzi.

L’Italia viaggia con ogni evidenza a (almeno) due velocità, anche per quanto riguarda il trasporto regionale. In Campania ad esempio, c’è stato un calo del 44% dei passeggeri dei treni regionali dal 2011 al 2019. Il calo riguarda anche Molise, -11 %, Abruzzo, -19, Calabria. In Lombardia, invece, i pendolari, ogni giorno (prima del covid), erano 800 mila.

Al Sud, poi, vi sono molti più chilometri di linee non elettrificate e a binario unico. Su 19.353 km di linee ferroviarie in totale in Italia, infatti, è a binario unico il 56,3%, soprattutto nelle regioni meridionali.
Si confermano sempre nell’Italia Centro e Sud, anche nel periodo covid, le linee peggiori del Belpaese. La maglia nera spetta a Circumvesuviana, Roma nord, Roma-Ostia.

Come metropolitane, l’unica città pienamente “europea”, capace di competere in termini di servizi e bacino di utenti con le grandi capitali del vecchio continente, è Milano. Mentre Roma è tra quelle messe peggio, con una situazione di base “arretrata e preoccupante”. Un confronto? Berlino ha 156 chilometri di metropolitana (per non citare Londra che ne ha più di 464), con 174 stazioni; Milano ne ha rispettivamente 96 km e 113, la capitale d’Italia 60 km e 73 stazioni. Negli ultimi due anni, 2019-2020, in ogni caso, in Italia non è stato inaugurato nemmeno un chilometro di nuove linee metropolitane.

Per ciò che concerne l’età media del parco rotabile, per Legambiente “il quadro sta migliorando”. Su 2.767 treni regionali in totale, l’età media è di 15,2 anni, mentre era 18,6 nel 2016. Al Sud, anche in questo caso, va peggio: i treni mediamente hanno 19 anni di vita. Che fare? “Serve un’accelerazione nei finanziamenti”, ha aggiunto Nanni, “andrebbero comprati nuovi treni e assicurato un servizio più puntuale e frequente dove necessario”. Per Legambiente, da qui al 2030, ci sarebbero 45 linee ferroviarie tra le più importanti da implementare, per bacino d’utenza o potenzialità nell’attrarre persone sui treni.

La svolta possibile: il Next Generation EU

Legambiente propone, da qui al 2030, investimenti complessivi per 13 miliardi di euro per gli interventi sulle linee nazionali e regionali e di 13,7 miliardi per quelli nelle città, oltre ai 5 miliardi per il rinnovo del parco circolante. Nelle aree urbane, in particolare, dove si verificano ogni giorno i due terzi degli spostamenti delle persone, occorre “aumentare il numero di viaggi al giorno su treni regionali e metropolitane, passando dagli attuali 6 milioni a 10 milioni entro il decennio”.

Al centro del Recovery Plan, secondo Legambiente, vanno messe “scelte per potenziare l’offerta di servizio, in particolare al Sud, la revisione del contratto Intercity, una riforma del ministero dei Trasporti per accelerare la rivoluzione della mobilita’ sostenibile nelle citta’”. Il tutto per “raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050”. E, inoltre, per “migliorare l’accessibilità su ferro in ogni parte d’Italia”.

Gli addetti ai lavori (e la politica)

Dopo la presentazione del rapporto sui pendolari, sono intervenuti Veronica Aneris, Direttrice Italia Transport & Environment, che ha ricordato tra l’altro quanto sia invece ampio il finanziamento pubblico all’alta velocità, e Christian Colaneri, direttore direzione commerciale RFI. Quest’ultimo ha illustrato il nuovo piano industriale RFI, nonché l’impatto del covid sul traffico passeggeri, notevolissimo, e merci, pressochè nullo.

Sabrina De Filippis, direttrice del trasporto regionale di Trenitalia, ha raccontato i numeri attuali del trasporto regionale. Anzitutto sottolineando le conseguenze della pandemia sul pendolarismo: da 1.600.000 di viaggi quotidiani nell’era pre-covid, oggi siamo a 650mila viaggi al giorno. Erano invece ben 11 milioni i viaggiatori nel 2019, con un numero raddoppiato tra il 2018 e il 2019 per quanto riguarda le aree metropolitane.


Per Giuseppe Catalano, coordinatore della struttura di missione del ministero Infrastrutture e Trasporti, “l’alta velocità deve essere integrata con le linee regionali”, per garantire una “mobilità democratica”. “I No Tav non sono quelli che l’alta velocità non la vogliono, sono quelli che non ce l’hanno”, ha chiosato Catalano.
Il pentastellato Paolo Ficara, vicepresidente della Commissione trasporti della Camera dei deputati, ha ricordato l’importanza “del personale di bordo” e in generale dei lavoratori del comparto, anche per monitorare il servizio offerto.

Secondo Rossella Muroni (Liberi e Uguali), vicepresidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati, c’è stato un cambiamento culturale positivo verso la mobilità sostenibile, ma non supportato da politiche attive in questa direzione, soprattutto al Sud.

Luca Cascone, presidente della Commissione trasporti della Regione Campania, ha assicurato poi un impegno per i pendolari e maggiori investimenti. Sulla Circumvesuviana, in particolare, Napoli avrebbe investito 350 milioni di euro per nuovi treni ma “ci troviamo fermi” per un contenzioso, un’empasse burocratica, insomma.


“Quello che abbiamo imparato in questi mesi, con lo smartworking, continuerà ma ci sarà sempre una domanda di pendolarismo”, ha concluso Zanchini, “Con l’augurio che il dibattito che si aprirà col nuovo governo sulle risorse europee permetta di mettere al centro della discussione anche questi temi”.

Il testo integrale del rapporto Pendolaria è scaricabile a questo link.

Pendolaria è la campagna di denuncia di Legambiente dedicata ai treni regionali e locali, al pendolarismo e alla mobilità urbana. E’ nata per contribuire e creare un trasporto ferroviario regionale e locale moderno, per città meno inquinate e più vivibili.

Per saperne di più: www.pendolaria.it.