porti navali

La “rotta” dei porti verso la decarbonizzazione

Il report di Legambiente ed Enel X fa il punto sulle best practices di settore e sulle opportunità di sviluppo

Nella lotta alla crisi climatica un contributo significativo può arrivare dalla decarbonizzazione del trasporto marittimo. Come? Consentendo l’elettrificazione dei consumi navali in porto oltre che della logistica e della attività portuali di terra. Per accelerare il processo occorre puntare su: innovazione tecnologica; digitalizzazione dei sistemi logistici portuali; efficientamento energetico degli scali; integrazione tra porti e rete ferroviaria creando “corridoi green”; progressiva elettrificazione dei consumi attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili; conversione della flotta navale con mezzi aventi un minor impatto ambientale.

La “rotta” del processo di decarbonizzazione dei porti la indicano Legambiente ed Enel X presentando il report “Porti verdi: la rotta verso uno sviluppo sostenibile”. Lo studio fa il punto sulle best practices di settore, sui vincoli da superare e sulle opportunità di sviluppo che si aprono a partire dal contributo tecnologico del cold ironing. Ovvero la tecnologia per mezzo della quale è possibile ridurre le emissioni navali in porto grazie alla connessione alla rete elettrica su terraferma, fino ad azzerarle se si alimenta il cold ironing con le fonti rinnovabili.

“Tali misure, se messe in campo, potrebbero contribuire a rafforzare il sistema portuale italiano e a innovare la gestione nella direzione della sostenibilità – ha commentato Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente – inoltre queste azioni consentirebbero la riduzione dell’inquinamento derivante dal trasporto marittimo, che rappresenta una quota importante e crescente di emissioni di gas serra”.

 Sei le azioni chiave prioritarie

Sono sei le azioni chiave a cui dare priorità: definire una tariffa elettrica dedicata al cold ironing; introdurre schemi di finanziamento o cofinanziamento pubblico per accelerare la transizione del sistema portuale verso la sostenibilità; identificare gli interventi prioritari sul sistema portuale per avviare il processo di elettrificazione; promuovere la progressiva elettrificazione dei consumi portuali con fonti rinnovabili; sviluppare una roadmap che preveda l’elettrificazione dell’intero sistema portuale; sviluppare le infrastrutture ferroviarie nei porti e le interconnessioni con la rete al fine di favorire il trasporto elettrico e su ferro per lunghe e medie distanze. L’abilitazione al cold ironing nei 39 porti italiani del network delle reti transeuropee dei trasporti permetterebbe ogni anno di evitare la combustione di oltre 635 mila tonnellate di gasolio marino.

Le emissioni associate a questo settore sono stimate in 940 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Pari a circa il 2,5% delle emissioni globali di gas serra. Se non saranno messe in atto rapidamente delle misure di mitigazione, tali emissioni rischiano di aumentare in modo significativo. Infatti, secondo lo studio dell’International Maritime Organization (IMO), mantenendo invariata la situazione attuale, le emissioni del trasporto marittimo potrebbero aumentare tra il 50% e il 250% entro il 2050 e compromettere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Inoltre, secondo i dati pubblicati dall’Agenzia europea per l’ambiente nel 2019, se si considerano le emissioni provenienti dall’intero settore dei trasporti, l’industria del trasporto marittimo è quella che ha le emissioni più elevate di particolato e ossidi di zolfo. Una nave da crociera attraccata in banchina per 10 ore produce la stessa quantità di anidride carbonica di 25 automobili di media cilindrata in un anno. Il cold ironing riesce a mitigare anche un altro problema legato ai porti: il rumore.

Le esperienze di successo del cold ironing

Sono diversi i casi di successo in cui il cold ironing si è dimostrato un’efficace soluzione per la decarbonizzazione dei consumi navali in porto. Nel 1989, il porto di Gothenburg in Svezia è stato tra i primi porti al mondo ad essere dotato di un sistema cold ironing. L’intera struttura è oggi formata da sei unità di cold ironing (una ulteriore è in fase di realizzazione). Il porto di Los Angeles è il principale porto merci dell’emisfero occidentale e uno dei maggiori protagonisti del cold ironing. Le prime infrastrutture sono state realizzate nel 2004. Dal 2010 il tetto massimo alle emissioni dalle navi portacontainer, navi passeggeri e navi frigorifere è stato gradualmente ridotto. Oggi rappresentano circa il 20% dei valori iniziali.

Quello di Marsiglia è il principale porto di Francia. Caratterizzato dagli importanti collegamenti con la Corsica e il Nord Africa, serve sia navi passeggeri che merci. Nel 2017 sono stati realizzati tre punti di connessione cold ironing per navi traghetto. Grazie a un ulteriore piano di investimenti di 22 milioni di euro, il porto ambisce a diventare 100% elettrico entro il 2025. Specificatamente, l’obiettivo è di utilizzare il cold ironing per tutti i traghetti e le navi in riparazione entro il 2023. Mentre si realizzeranno infrastrutture dedicate alle navi da crociera tra il 2022 e il 2025.

Si alleano Enel X e Fincantieri

Negli stessi giorni in cui veniva presentato il report “Porti verdi: la rotta verso uno sviluppo sostenibile”, Enel X e Fincantieri hanno firmato una lettera di intenti per collaborare alla realizzazione e alla gestione di infrastrutture portuali di nuova generazione a basso impatto ambientale e per l’elettrificazione delle attività logistiche a terra. L’accordo, dedicato inizialmente a progetti nazionali, riguarda l’implementazione del cold ironing, la gestione e ottimizzazione degli scambi di energia nelle nuove infrastrutture, sistemi di accumulo e di produzione di energia elettrica, anche tramite l’impiego di fonti rinnovabili, e l’applicazione di celle a combustile. Inoltre, la partnership prevede che le iniziative messe in campo in Italia possano essere replicate anche in altri Paesi come la Spagna, il Portogallo e la Grecia.