Comunità energetiche

Presente e futuro delle comunità energetiche

Lo studio congiunto Rse – Luiss Business School presentato mercoledì a Roma

Nei prossimi dieci anni, secondo le previsioni del Gse, la nuova capacità installata sotto forma di comunità energetiche potrebbe assommare a 7 GW, di cui circa 2 GW con risorse del Piano di ripresa. I costi, secondo il Gse, sono “nell’ordine di 100 milioni di euro per GW di potenza installata”. Le comunità energetiche accreditate o in via di accredito sono 19 di cui 12 gruppi di autoconsumatori e 7 comunità energetiche: “numeri non alti”, ha commentato il presidente di Gse Andrea Ripa Di Meana, “probabilmente dovuti ai limiti che queste comunità energetiche avevano finora, limiti che sono stati superati dal recepimento della direttiva Red 2”. Sono i principali dati emersi dalla mappatura delle comunità energetiche realizzata da Rse e Luiss Business School e presentata mercoledì a Roma nel corso dell’evento Energy Community Map. Scopo dell’iniziativa è fornire indicazioni utili al legislatore e al regolatore, affinché il recepimento della direttiva rinnovabili e la definizione dei relativi decreti attuativi permettano la crescita e il moltiplicarsi di progetti energetici di comunità.

Le comunità energetiche rappresentano un potenziale inedito di innovazione del mercato e delle infrastrutture, anticipando uno scenario di produzione distribuita in cui gli stessi cittadini diventano produttori/consumatori, tendendo quindi al monitoraggio e all’ottimizzazione dei consumi energetici individuali in maniera più responsabile, riducendo quindi la spesa delle famiglie e promuovendo nuove filiere di sviluppo territoriale. L’emergente settore delle comunità energetiche – evidenzia la ricerca – si dimostra anche uno strumento utile e innovativo per facilitare lo sviluppo di impianti rinnovabili.

La ricerca analizza il quadro normativo nazionale e regionale sulle comunità energetiche e delinea i passaggi essenziali a costituire una comunità energetica, con un focus sul recepimento della direttiva rinnovabili e la definizione dei relativi decreti attuativi che stanno abilitando la crescita e il moltiplicarsi di progetti energetici di comunità. Combinando diversi metodi di ricerca (mappatura di 50 iniziative, focus group e interviste), lo studio ha permesso di delineare i passaggi essenziali a sviluppare iniziative di comunità energetiche, individuando i tre diversi modelli organizzativi tratti dalle best practice analizzate: la comunità energetica solidale di San Giovanni a Teduccio, particolarmente interessante perché sviluppata nella periferia est di Napoli, caratterizzata da una missione di impatto sociale particolarmente rilevante; la comunità energetica di Geco a Bologna, che combina avanzate sperimentazioni tecnologiche in un contesto di edilizia residenziale pubblica nella quartiere periferico del Pilastro a Bologna; la comunità energetica di Biccari (Foggia) che vede nell’iniziativa imprenditoriale di un giovane sindaco un modello di sviluppo energetico molto rilevante per le aree interne del Paese e che verrà incoraggiato dagli investimenti del Pnrr, che ha previsto per le comunità energetiche 2,2 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati, con target i comuni di 5.000 abitanti a rischio spopolamento. Secondo lo studio è poi necessario misurare gli impatti per sollecitare investimenti di finanza sociale, rafforzare le competenze della pubblica amministrazione, individuare criteri premianti per le iniziative che valorizzano il territorio e il sistema produttivo e sociale locale, Infine, secondo Rse e Luiss Business School è necessario lavorare sull’accettabilità sociale delle comunità e promuovere la proprietà collettiva degli impianti, adattando le comunità energetiche ai bisogni del territorio.

Per il presidente di Arera Stefano Besseghini, l’attenzione per il futuro prossimo dovrà inevitabilmente vertere su alcuni aspetti clou: gestione dei dati, tema della privacy e perimetro. “Un elemento su cui vorrei riflettere è anche il movimento top down – bottom up delle comunità energetiche”. Per Besseghini è necessario capire come affrontare le due diverse dinamiche dal punto di vista regolatorio, tutelando i diritti dei consumatori e trovando un modo per inserire la comunità energetiche nel sistema. “Un aspetto che non si può decidere a tavolino ma può essere implementato dal monitoraggio”.

“Guardiamo al futuro del modello delle comunità energetiche in modo convinto, perché capace di promuovere, oltre che di cavalcare, la trasformazione del sistema energetico italiano ed europeo”, ha commentato l’ad di Rse Maurizio Delfanti aggiungendo che “tra i progetti del piano triennale che il Mite ci assegnerà, certamente il flusso di lavoro sulle comunità dell’energia è destinato a proseguire in maniera intesa”. 

La ricerca continuerà il lavoro di studio sugli effetti tecnici ed economici – in termini di costi evitati – di tali configurazioni sulle reti elettriche e sul dispacciamento, anche ai fini del completamento del panorama della policy. “E’ un compito che stiamo portando avanti con un’intensità di dati statisticamente significativa grazie alle interazioni con la nostra capogruppo Gse e allo scambio costantemente fluido di informazioni”, ha spiegato Delfanti. Nel contempo Rse sta indagando anche su perimetri più ampi: “la comunità dell’energia è vista come qualcosa di esclusivamente elettrico o elettrocentrico”, ha aggiunto l’a.d, anche se “nella realtà esistono esempi che coinvolgono anche altri vettori energetici e il discorso del sector coupling in ambito energetico è un tema su cui noi continueremo ad indagare con altri progetti di ricerca”.