Fonti fossili

Carbone: 4 centrali in funzione per altri 2 anni

Le rinnovabili con il contagocce, via libera al più inquinante dei combustibili fossili

In Italia il carbone torna a essere una fonte energetica. Se fino a pochi mesi fa il destino delle centrali a carbone sembrava segnato – tutte ferme entro il 2025 – ora lo scenario è completamente mutato. Il decreto energia approvato ieri sera dal governo ha infatti previsto una deroga per gli impianti a carbone, considerati indispensabili per affrontare la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina.

La dipendenza dell’Italia

Per il gas russo la “strategia del governo è quella di affrancarsi il più rapidamente possibile e il progresso fatto in questi mesi è straordinario”, ha commentato Mario Draghi. Il provvedimento, conterrà una deroga di almeno sei mesi alle autorizzazioni integrate ambientali per la massimizzazione dell’utilizzo delle centrali a carbone, con la possibilità di tempi anche più lunghi, ma non oltre i due anni, nel caso in cui permanga la situazione di eccezionalità”.

L’Italia è uno dei Paesi europei a più alta dipendenza energetica dall’estero: nel 2021 il 77% del fabbisogno nazionale è stato coperto dall’import (soprattutto combustibili fossili come petrolio, gas e carbone. Non solo. Un quarto del nostro fabbisogno di energia fossile è soddisfatto proprio dalla Russia da cui importiamo il 40% di gas, il 12% di petrolio e ben il 52% di carbone. (dati Italy for Climate).

Quattro le centrali a carbone che resteranno in funzione

Quattro le centrali a carbone subito disponibili: Brindisi, Civitavecchia, Fusina e Monfalcone che insieme potrebbero produrre l’equivalente dell’energia data da 3 miliardi di metri cubi di gas.

“Per cercare di risparmiare in questo periodo difficile abbiamo deciso di continuare a utilizzare quattro centrali a carbone. Le useremo ancora per 18 mesi, massimo due anni, per arrivare alla fine dell’emergenza gas”, ha precisato Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica. Tutto questo senza riaprire centrali già spente, sottolinea il ministro. “Le manterremo in funzione al 100%, non in deroga delle emissioni europee ma di quelle nazionali, che spesso sono più severe di quelle europee, che vengono mantenute”.

Una scelta inammissibile

Se il governo vuol far apparire come obbligata la decisione di puntare nuovamente sul carbone, per le associazioni ambientaliste (Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf) questa scelta non rappresenta la soluzione: “Le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata: energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio e l’efficienza energetica, un mix formidabile. È inoltre di tutta evidenza che in tempi di carenza di energia, il primo passo è usare l’energia al meglio e risparmiarla. E se lo sfruttamento intensivo e massiccio delle estrazioni di gas sul nostro territorio e nei nostri mari è una soluzione falsa, la riapertura delle centrali a carbone è una soluzione inammissibile”.