inquinamento

Italia condannata per smog

La Corte europea di giustizia conferma: non prendiamo sul serio il problema dell’inquinamento atmosferico

La Corte europea di giustizia ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle norme sulla qualità dell’aria che respiriamo. Il nostro paese ha superato i valori limite annuali sulla concentrazione di biossido d’azoto nell’atmosfera in diverse aree urbane e industriali del Paese: dalla Pianura padana alla Sicilia, da Genova a Roma, da Firenze a Catania.

È una conferma di quanto già dichiarato dalla Commissione europea, che aveva fatto ricorso alla Corte nel luglio del 2019 dopo aver accertato alcune infrazioni da parte dell’Italia alla direttiva del 2008 sulla qualità dell’aria. L’accusa era mancato rispetto, sistematico e continuativo, del valore limite annuale (pari a 40 microgrammi per metro cubo) fissato per la concentrazione di biossido d’azoto (NO2)

L’Italia – dice la Ue – non ha preso le misure che avrebbero dovuto garantire il rispetto del valore limite annuale nell’insieme delle zone elencate, non adottando adeguati piani per migliorare la qualità dell’aria. L’Italia aveva avanzato giustificazioni di vario tipo: difficoltà strutturali legate ai fattori socio-economici, investimenti di grande portata da mettere in opera, tendenza al ribasso dei valori di biossido di azoto, tempi di attuazione necessariamente lunghi dei piani adottati, tradizioni locali. La Corte ha giudicato i questi argomenti giustificazioni non valide.

“E’ l’ennesima dimostrazione che l’Italia non è uscita dalla logica dell’emergenza e delle scuse e che il problema dell’inquinamento atmosferico è ancora lontano dall’essere risolto”, ha commentato Giorgio Zampetti, direttore di Legambiente. “Invece di prendere decisioni efficaci e strutturali per arginare il problema in maniera trasversale e integrata, il nostro Paese continua a perdere questa partita, sia in termini di vite umane che dal punto di vista economico. Secondo i dati della Società italiana di medicina ambientale (Sima) l’Italia è infatti il primo Paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90 mila decessi l’anno. Da un punto di vista economico, parliamo di diverse decine di miliardi all’anno (stimate tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse”.

Legambiente ricorda che le morti premature sono solo la punta dell’iceberg del problema sanitario connesso con l’inquinamento atmosferico. Una situazione che, in assenza di provvedimenti adeguati, ci metterà in progressiva difficoltà considerando che la futura direttiva europea sulla qualità dell’aria rivedrà a ribasso i limiti secondo le nuove indicazioni dell’Oms: “Una situazione paradossale, considerando il fatto che la fonte principale di inquinamento del biossido di azoto è attribuibile alla combustione dei motori diesel, che invece vengono ancora incentivati con bonus milionari alle auto dal nostro governo”.