“È una gara che stiamo perdendo, ma possiamo ancora vincerla”

Il segretario generale dell’Onu Guterres, padrone di casa del vertice per il clima, rilancia le misure per frenare la crisi climatica. Sono 65 i Paesi che promettono emissioni zero entro il 2050

Di Leonardo Vacca

Il report della World meteorological organization (Wmo) dà una sentenza netta: il quinquennio 2015-2019 sarà ricordato come il più caldo di sempre. La temperatura media di questo periodo è stata superiore di 1,1 gradi rispetto all’epoca preindustriale (1850-1900) e maggiore di 0,2 gradi rispetto al quinquennio precedente. Cioè andando avanti di questo passo nell’arco di poco più di due decenni avremo superato la barriera dei 2 gradi di aumento della temperatura considerata invalicabile dagli accordi di Parigi sul clima.

È quanto emerge dal vertice sul clima all’Onu, in corso questi giorni a New York. Se tutti gli impegni presi con l’accordo di Parigi di quattro anni fa fossero mantenuti ma non se ne prendessero di nuovi, la Terra diventerebbe più calda di circa 3 gradi centigradi entro la fine del secolo. Allarme anche per l’innalzamento dei livelli del mare, che ha subito un’accelerazione imponente. Si è passati da un tasso medio di aumento di circa 3 millimetri all’anno nel periodo 1997-2006 a circa 4 mm all’anno nel periodo 2007-2016.

Greta Thunberg al vertice Onu

Al vertice sul clima di New York era presente anche la giovane attivista svedese Greta Thunberg, accolta calorosamente dal padrone di casa, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Mi avete rubato i sogni e l’infanzia”, ha detto con voce rotta la sedicenne, scagliandosi contro i leader mondiali.

Sono comunque 65 i Paesi che hanno annunciato l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050, un traguardo fissato dagli scienziati per contenere il riscaldamento globale. Sessantotto, invece, i Paesi che si sono impegnati a rivedere i loro piani climatici entro il 2020, quando i 195 firmatari dell’accordo di Parigi dovrebbero presentare nuovi impegni. Altri 30 Paesi stanno aderendo a un’alleanza che promette di fermare la costruzione di centrali a carbone dal 2020.

Il “Green new deal” italiano

L’Italia ha presentato quattro proposte nel Climate action summit di lunedì (la principale è quella riguardante la transizione energetica). “Nella manovra”, ha affermato il premier Giuseppe Conte, “stiamo lavorando per orientare verso il ‘green new deal’ il sistema produttivo attraverso meccanismi incentivanti”.

Molti degli obiettivi fissati nel 2015 sono però ancora lontani dall’essere realizzati. E lo stesso papa Francesco si è chiesto in questi giorni se davvero i leader mondiali abbiano la concreta volontà di destinare risorse per limitare la crisi climatica.

Intanto i ragazzi continuano a farsi sentire (le stime parlano di 4 milioni di giovani per le strade di tutto il mondo) e sono previste manifestazioni fino al 27 settembre. Il governo italiano ha invitato le scuole a giustificare le assenze di chi va in piazza a difendere l’atmosfera di tutti. E anche nel Palazzo di vetro dell’Onu si è fatto spazio al summit dei giovani per il clima, per far sì che la svolta verde sollecitata da milioni di ragazze e ragazzi possa prendere concretezza.