Nel quartiere Pilastro-Roveri al via l’iniziativa che permetterà ai cittadini e alle circa 900 aziende di usufruire di tariffe ridotte
Si chiama Geco ed è l’acronimo di Green Energy Community. Si tratta della prima comunità energetica di quartiere italiana, che si formerà nel quartiere bolognese Pilastro-Roveri. Ispirata ai concetti di smart city e sostenibilità ambientale per contrastare la povertà energetica, si tratta di “un progetto sociale, oltre che tecnologico”, chiarisce Claudia Carani, responsabile dell’area pianificazione energetica dell’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile (Aess) e coordinatrice del progetto.
Quello di comunità energetica infatti è un concetto introdotto da una direttiva europea del 2018, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 2020, e che consente a chi aderisce di usufruire di tariffe ridotte grazie alle fonti rinnovabili e all’ottimizzazione dei consumi. “Produrre in modo sostenibile, localmente”, prosegue Carani. “L’obiettivo principale di GECO è contribuire ad aumentare la sostenibilità, ridurre la povertà energetica e generare un ciclo economico a basse emissioni di carbonio nel distretto di Pilastro-Roveri”.
Verranno coinvolti i cittadini residenti e le aziende dei quartieri Pilastro-Roveri, circa 900, che vorranno mettere a disposizione i loro impianti, vendendo l’energia ai residenti della comunità energetica invece che alla rete elettrica. In questo modo la disponibilità energetica potrà essere gestita attraverso ‘smart contracts’, che andranno a definire le bollette elettriche in base a numeri certificati, portando a un risparmio stimato del 20%.
Il progetto appena partito durerà tre anni ed è promosso da Aess, Enea, Università di Bologna, con la partecipazione di Caab/Fico e Agenzia locale di sviluppo Pilastro-Distretto Nord Est. Finanziato con 2,5 milioni di euro dal fondo europeo Eit Climate-Kic, è inoltre collegato a Roveri Smart Village, un’iniziativa promossa da Enea dal 2017.
Modello di business green basato su blockchain
Enea contribuisce attraverso lo sviluppo di un modello di business green basato su blockchain. Ed è finalizzato a rendere flessibile la domanda di energia dei partner della comunità energetica. Inoltre i ricercatori Enea impegnati nel progetto si occuperanno della definizione di una piattaforma ICT per la raccolta dei dati. Questo al fine di migliorare la consapevolezza dei consumatori. “L’obiettivo”, spiega la ricercatrice Enea Francesca Cappellaro, “è coinvolgere sia gli stakeholder che i comuni cittadini nella ricerca di soluzioni locali per quanto riguarda le sfide imposte dal cambiamento climatico”.
“Continuare a lavorare a cambiamenti graduali e progressivi non è abbastanza. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una trasformazione fondamentale dei sistemi economici. Ma anche sociali e finanziari in grado di innescare un cambiamento esponenziale dei tassi di decarbonizzazione e di potenziamento della resilienza climatica”, ha dichiarato Sean Lockie, direttore Urban Transitions di Climate-KIC.
Sul piano tecnico, il progetto si avvale della collaborazione dell’Università di Bologna. L’ateneo svilupperà modelli per la gestione ottimale dei flussi energetici e delle risorse distribuite, ovvero la gestione di generazione, consumo, stoccaggio elettrico e mobilità elettrica.