Oltre 3 mila ragazzi e bambini sono stati coinvolti in un percorso sperimentale nutrito di scatti fotografici, filmati, diari di viaggio, appunti, mappe, installazioni e plastici
di Redazione
A oltre 20 anni dalla legge del 1997 che istituiva le città amiche dei bambini e delle bambine (poi abbandonata), l’idea di affidarsi all’immaginazione dei giovanissimi per visualizzare un diverso modello di organizzazione urbana torna d’attualità. Oltre 3 mila ragazzi e bambini sono stati coinvolti in un percorso sperimentale che si è nutrito di scatti fotografici, filmati, diari di viaggio, appunti, mappe, installazioni e plastici.
Questo percorso si chiama “Abitare il Paese – La cultura della domanda – I bambini e i ragazzi per un progetto di futuro” e si svilupperà durante tutto l’anno scolastico attraverso incontri e tavoli di lavoro organizzati da architetti/tutor in collaborazione con gli insegnanti. Oltre 100 le classi che parteciperanno. Oltre 3 mila gli studenti coinvolti nell’iniziativa realizzata dal consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e dalla Fondazione Reggio Children-Centro Loris Malaguzzi.
“Primi tra tutti i cittadini sono proprio i bambini e ragazzi”, dichiara Carla Rinaldi, presidente della Fondazione Reggio Children. “Il bambino nasce cittadino del presente e del futuro. Come tale è un soggetto esperto per rispondere a domande come: qual è il significato di una citta? Come vi si può vivere? Come può essere il futuro di una città?”.
Da qui l’idea di creare occasioni di ascolto e confronto, a partire dalle scuole, sul vissuto della città da parte delle nuove generazioni. Città progettate con e per i bambini, i ragazzi, i disabili e gli anziani, in grado di valorizzare in modo nuovo e sostenibile le risorse ambientali, culturali e soprattutto umane che la compongono, città che offrono diritti e avvicinano gli ultimi ai primi.