L’Overshoot Day è il giorno in cui inizia il sovrasfruttamento delle risorse. Il Global Footprint Network calcola il numero di giorni dell’anno in cui la biocapacità terrestre è sufficiente a sostenere l’impronta ecologica dell’umanità. Quest’anno i conti andranno in rosso a luglio, ma in Italia ben prima
di Nicola Moscheni
In attesa della comunicazione della data ufficiale dell’Overshoot Day 2020, il Global Footprint Network ha resto nota la situazione Paese per Paese. Nel 2019 la giornata mondiale è stata il 29 luglio e quest’anno ci si aspetta che la data non si discosti di molto. Si tratta di una media tra i vari Paesi: c’è chi influisce in minor misura e chi invece consuma più degli altri. L’Italia è in quest’ultimo gruppo, visto che il nostro Overshoot Day cade oggi, 14 maggio, oltre due mesi prima di quello mondiale. La domanda da parte del nostro Paese eccede la biocapacità del nostro territorio, e quindi gli italiani vivranno da oggi al 31 dicembre in deficit ecologico utilizzando il sovrasfruttamento delle riserve e l’importazione.

I dati
Nella classifica dei peggiori, purtroppo, siamo in posizione pericolosamente alta. Se in quella mondiale siamo al 45° posto su 135 Stati, in quella europea siamo al 7°, a pari merito con la Francia.
La media mondiale mostra che, con la tendenza attuale (dati 2016), sarebbero necessari 1,7 pianeti per supportare la richiesta di risorse, con più di 20 miliardi di Gha* di impronta ecologica degli Stati contro i 12 miliardi di Gha di biocapacità disponibile. Anche in questo l’Italia supera il dato: la nostra domanda di risorsa è di 2,7 pianeti: sono 263 milioni di Gha di impronta da paragonare ai 56 milioni di biocapacità. Cioè quasi cinque volte più di quanto le risorse del nostro territorio offrono.


Guardando alle serie storiche, siamo da sempre tra i Paesi che eccedono: guardando all’assetto mondiale il momento zero, cioè l’anno in cui impronta e biocapacità si sono incontrate, è stato nel 1970. L’Italia è arrivata 5 anni prima, nel 1965, quando il nostro peso ecologico era di 226 milioni di Gha contro la disponibilità di 57 milioni. Perciò in cinquant’anni, mentre abbiamo perso 1 milione di Gha di biocapacità, abbiamo aumentato la nostra impronta del 16%.


Un trend in decrescita
Dando uno sguardo alle serie storiche però, ci si rende conto che per l’Italia il 2016 non è stato l’anno peggiore. Infatti nove anni prima, nel 2007, abbiamo raggiunto il picco massimo: ci volevano 3,3 i pianeti per soddisfare il nostro consumo.
Sembra quindi che siamo sulla strada giusta per ridurre la nostra impronta. Ma di lavoro ce n’è molto davanti. Ricordiamoci che sempre di una Terra parliamo, oltre non possiamo andare.