L’Italia e il suo patrimonio: questo sarà l’anno delle “riletture” dei grandi classici
di Antonio Cianciullo
L’estate 2020, con la sua anomalia forzata, darà un segno alle vacanze del futuro? E’ probabile che una parte di queste ferie all’ombra del covid possa finire per non dispiacerci. Il corto raggio, che stiamo scoprendo perché il coronavirus ci ha confiscato il passaporto, potrebbe mostrare un fascino capace di farlo entrare in competizione con mete esotiche.
Quest’anno frequenteremo la bellezza attorno a noi, quella di cui sentiamo spesso parlare ma che molte volte non conosciamo realmente. Insomma le vacanze al coronavirus sono un po’ come una malattia che dà l’occasione di “rileggere” un classico che magari non abbiamo mai letto.
Ma le sorprese non stanno tanto nel dove. Quanto nel come. Questo mondo vicino non ci spinge solo a un salto spaziale: suggerisce modalità di immersione diverse. Innanzitutto non è un viaggio in una storia che ci incuriosisce per la sua diversità. Somiglia più a una psicanalisi di famiglia. Risaliamo le radici, il che può aiutarci a capire meglio gli sbagli del passato e le opzioni che abbiamo davanti. Magari visitando un borgo secentesco in abbandono può venire in mente che, se lo dotassimo di fibra ottica e di servizi essenziali, per alcuni potrebbe essere un’alternativa a città che si sono saturate oltre i limiti di sicurezza. E se ci fermiamo a riflettere sul concetto di sicurezza magari scopriamo che, più delle episodiche risorgenze virali, ci minaccia la stabile coltre di polveri sottili che ci costano ogni anno un numero di morti doppio rispetto a quello al momento causato da covid-19.
Inoltre, visto che si tratta di un’esplorazione più interna che esterna, anche i mezzi di locomozione tendono a cambiare. Una minoranza ancora piccola, ma agguerrita e in espansione, ha deciso di ricominciare a viaggiare usando il corpo: mani, braccia, gambe, schiena. Cioè bici, trekking, vela. Certo, per adoperarli ci vuole una patente diversa da quella che siamo abituati ad avere in tasca. Bisogna sapere meno dei motori che compriamo e più del corpo che qualche volta dimentichiamo. Servono attenzione a quello che succede nell’ambiente in cui siamo immersi; ascolto dei limiti per capire fin dove spingersi nello sforzo; un uso diverso dei sensi, amplificati dalla sinergia con nervi e muscoli.
Possono sembrare obiettivi molto impegnativi. Ma ognuno utilizzerà l’estate della riscoperta del territorio secondo i desideri e le possibilità del momento. C’è chi non rinuncerà alla macchina. Chi riscoprirà una dimensione sportiva. Chi deciderà di utilizzare con parsimonia la forza animale come motore e, ad esempio, sceglierà un tour organizzato in bici elettrica.
Per molti ci sarà un cambiamento. Ad alcuni piacerà.