Cosa fanno concretamente i Comuni italiani per favorire l’uso di bici e moto in città? La fotografia nel rapporto Focus2R di Legambiente e Ancma
Se le due ruote in questi ultimi anni destano sempre maggiore interesse tra chi si sposta in città, non sempre le amministrazioni comunali riescono a tenere il passo.
Questo quanto emerge dal quinto rapporto dell’Osservatorio Focus2R, promosso da Legambiente e Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori) per fare il punto su cosa stanno concretamente facendo i 104 municipi italiani, tutti capoluogo di provincia, per favorire l’uso di bici e motocicli.
Dai dati forniti dalle amministrazioni sulle piste ciclabili, diffusione della sharing mobility, presenza dei parcheggi dedicati e di scambio, diffusione delle infrastrutture di ricarica per i mezzi elettrici emerge nell’agenda politica delle città italiane una maggiore attenzione alla mobilità su due ruote.
D’altronde un numero sempre crescente di persone si avvicinano ai mezzi a due ruote per gli spostamenti in città, attratti dai vantaggi della mobilità ciclabile. Ridotta spesa per gli spostamenti, maggior benessere psicofisico. Ai quali vanno aggiunti i vantaggi per la collettività in termini di riduzione dell’inquinamento e del traffico.
Nel 2019 in Italia si sono vendute il 7% in più di biciclette ed e-bike rispetto all’anno precedente (1,71 milioni). Il vero boom lo ha registrato la e-bike: + 13% nelle vendite, passate da 173 mila a 195 mila. E secondo le stime di Ancma nel 2020, grazie anche ai bonus e alla paura dei contagi Covid, si sarebbe registrato un ulteriore incremento, tale da portare a circa 2 milioni le biciclette vendute.
Infrastrutture e sicurezza: la risposta dei Comuni
Non sempre però i Comuni riescono a rispondere efficacemente alle esigenze poste da questa nuova mobilità, in termini di infrastrutture e di sicurezza.
Senza dubbio è positivo l’incremento di piste ciclabili, ciclopedonali e delle zone con moderazione di velocità a 20 e 30 km/h che hanno raggiunto 8,65 metri equivalenti per abitante (+6% rispetto al 2018 e +20% rispetto al 2015). Considerando la sola disponibilità di piste ciclabili risultano in testa cinque città del nord Italia. Prima Reggio Emilia con 42 metri equivalenti per abitante, seguita da Cremona con 33, poi Mantova, Lodi e Ravenna.
Per quanto riguarda l’interscambio – elemento fondamentale per sostenere la mobilità sostenibile – il 54% dei Comuni monitorati afferma di aver allestito postazioni dove lasciare la bici in tutte le stazioni ferroviarie, il 19% in almeno una, mentre il 27% dichiara di esserne ancora sprovvisto.
L’accesso delle biciclette è permesso nella maggior parte delle corsie riservate di 17 città (20% del totale delle città dotate di corsie riservate) e, in modo parziale, in altri 18 Comuni (22%). Nel 45% dei Comuni è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici.
Il bike sharing
In leggera diminuzione le città che hanno servizi di bike sharing. Anche se passate dal 61% del 2015 al 53% del 2019, triplicano il numero di mezzi a disposizione. A far la parte da leone ovviamente le grandi città. Nel capoluogo lombardo sono presenti più di 13.000 biciclette, 4.000 a Firenze, 3.500 a Torino, 2.500 a Bologna. Milano, Firenze, Torino e Bologna contano, da sole, il 75% della flotta di biciclette in bike sharing complessivamente disponibile in tutti i capoluoghi. Inoltre, superano il milione di noleggi l’anno (Milano arriva a 5,9 milioni/anno).
Meno brillanti le prestazioni dello scooter sharing
Nel 2019 sono solo 5 i Comuni (Genova, Milano, Rimini, Roma e Torino) che dichiarano di avere un servizio di scooter sharing effettivamente funzionante e in prevalenza costituito da mezzi elettrici.
Purtroppo i numeri sulla sicurezza mostrano che il rapporto tra 2 ruote e mobilità urbana non è ancora risolto. Nel 2019, 253 (8%) delle 3.173 vittime della strada sono stati ciclisti (in aumento del 15% rispetto al 2018). Il 48% dei Comuni considera il miglioramento della sicurezza delle biciclette una priorità molto alta oppure alta, anche se per il 30% non è lo è affatto.
Ancor più gravi i numeri di decessi di motociclisti e scooteristi sulle strade: più di 2 al giorno, 786 (25% del totale). Un tema che alcune amministrazioni ancora non affrontano adeguatamente. Il miglioramento della sicurezza di motocicli e ciclomotori nei due principali strumenti di pianificazione della mobilità urbana (PUM e PGTU) non è considerata una priorità dal 59% dei Comuni e un ulteriore 12% lo classifica a bassa priorità.
Cambiano le abitudini
“E’ in atto un vero e proprio cambiamento delle abitudini dei cittadini che si muovono nelle nostre città. Aumenta la superficie complessiva dedicata a infrastrutture per la ciclabilità, cresce ancora l’attenzione all’elettrico, ma restano evidenti le solite emergenze. Tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83.000 persone, per un costo sociale che l’Istat stima in 16,9 miliardi di euro, l’1% del Pil nazionale. Per quanto riguarda gli incidenti, pedoni, ciclisti e motociclisti continuano a pagare un prezzo molto alto. Si può e si deve cambiare, intervenendo sulla moderazione della velocità con maggiori controlli, riducendo i limiti di velocità, aumentando il modal share”, ha commentato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
Il cambiamento delle abitudini negli spostamenti richiamato da Ciafani è ormai consolidato. Legambiente nelle scorse settimane ha pubblicato alcuni dati che confermano come anche il 2020 – i mesi di pandemia – sia stato caratterizzato da un aumento degli spostamenti in bici e da una maggiore attenzione alla mobilità sostenibile. In molte città sono nate le piste ciclabili pop up. Si tratta di corsie realizzate in pochi giorni con interventi minimi e costi contenuti lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate. Piste leggere da trasformare successivamente in vere piste ciclabili con l’aggiunta di protezioni e la definizione di passaggi esclusivi. In Italia nel post lockdown sono stati realizzati circa 200 chilometri di ciclabili pop-up. A guidare la classifica Milano con 35 nuovi km, seguita da Genova con 30.