Quarto appuntamento del seminario on line Cantieri del Grab. Le soluzioni presentate per il tracciato che coinvolge Villa Ada e via Guido Reni
E’ stato il tema della riqualificazione il fil rouge del quarto appuntamento on line sui Cantieri del Grab, focalizzato sul tracciato che interessa Villa Ada e via Guido Reni.
Un vero seminario progettuale nel corso del quale sono state presentate le soluzioni che mostrano come concretamente il Grande raccordo anulare della bici si confronta con questa parte di città. E, come ha ricordato Angela Verdi, progettista Grab per Roma Servizi Mobilità, “la condivisione delle scelte e le sollecitazioni dal territorio sono utilissime proprio perché il Grab va visto come uno strumento per risolvere le criticità della città”.
Villa Ada
“Il passaggio del tracciato all’interno di Villa Ada diventa l’occasione per ridisegnare e sciogliere alcuni nodi irrisolti dell’accesso del parco, a partire dalle rampe di via di Ponte Salario. Ma soprattutto in questo contesto il progetto della ciclovia si è confrontato con le numerose componenti – paesaggistiche, naturalistiche, storiche – che caratterizzano il parco.
Villa Ada, infatti, è oggi frequentata da un’utenza molto diversificata: ciclisti, bambini, genitori con i passeggini, ragazzi che hanno diverse esigenze e possono entrare in conflitto”. Lo ha affermato Simone Ferretti, architetto progettista di questa parte del tracciato.
Proprio per questo anche le scelte progettuali più concrete, come definire la dimensione dell’ampiezza della ciclovia e la scelta del fondo da utilizzare nel tracciato, sono state oggetto di riflessione.
“La nostra preoccupazione è stata non solo intervenire nel rispetto degli aspetti naturalistici e paesaggistici ma anche farlo in coerenza con il piano di utilizzazione di Villa Ada”, ha aggiunto Ferretti.
“Per questo ad esempio siamo più orientati a utilizzare per il fondo del tracciato nella villa terra stabilizzata o – in alternativa – pietrisco laddove già esiste storicamente. Infatti, se è vero che una pavimentazione più rigida è di minor confort per i ciclisti, al tempo stesso li porta a ridurre la velocità. Che è un aspetto importante all’interno del parco”.
D’altronde la delicatezza del tracciato nella villa è stata sottolineata anche dagli interventi arrivati da cittadini e rappresentanti di associazioni del territorio. “Villa Ada è una delle foreste urbane più grandi d’Europa”, è intervenuto Lorenzo Grassi, dell’Osservatorio Sherwood e dell’associazione Leprotti di Villa Ada. “Il passaggio del Grab deve avvenire con estrema attenzione garantendo la convivenza di tutti coloro che lo frequentano oggi. Se non si riesce ad assicurare questo obiettivo, meglio pensare che il Grab si fermi sulla soglia di Villa Ada. Lasciando all’interno le cose come stanno”.
Al centro della seconda parte del seminario, il passaggio del Grab in un tessuto costruito e consolidato. In particolare è stato affrontato come il tracciato si confronta con via Guido Reni, Piazza Gentile da Fabriano, fino al Ponte della Musica, attivandone una profonda trasformazione. Un’area di Roma già connotata da una forte vocazione di attrazione culturale ed artistica. E’ presente, infatti, sia il MAXXI che il Guido Reni District.
Verde temporaneo, piattaforme di attraversamento, temporaneità, parklet sono le parole chiave che hanno guidato la progettazione.
“Oggi via Guido Reni è invasa dalle auto”, ha detto l’architetto Loretta Arzilli, responsabile di questa parte del tracciato. “Abbiamo previsto che il Grab si riappropri dello spazio centrale della strada, riservandogli per questo un’ampiezza importante di circa 4 metri.
Questa scelta ci consente di recuperare lo spazio urbano alla fruizione del tempo libero. Ci saranno poi delle fasce di verde temporaneo e soprattutto degli allestimenti leggeri di verde urbano, i parklet. Sono piccoli interventi di progettazione diffusa, molto diffusi in città europee e nordamericane, rimuovibili e realizzati in ferro, legno o plastica“.
Piccoli interventi di urbanismo tattico in grado di attivare la città per rispondere alle nuove esigenze. “Questo è il momento migliore per far partire il Grab, un intervento che rigenera la città partendo dalla riorganizzazione della mobilità”. A evidenziarlo è Stefano Catucci, architetto del Dipartimento Architettura de La Sapienza. “Lo dico pensando a quanto il Covid ha cambiato le nostre abitudini rivalutando la mobilità sostenibile, in bici, più salubre e sostenibile. Senza arrivare alle città 15 minuti è evidente che oggi le città nel mondo stanno rivedendo l’uso delle auto private e pensando a soluzioni diverse.”
Le due anime del Grab
Anche in questo seminario, sono riemerse le due anime del Grab: ciclovia ad uso dei turisti e dei cittadini insieme. “La mobilità sostenibile, su due ruote, è un tema chiave della riqualificazione dello spazio urbano. Credo che il Grande Raccordo delle bici possa contribuire a una fruizione turistica di Roma senza automobile”. Sono le parole di Pietro Barrera, segretario della Fondazione Museo Maxxi. “Penso a un turismo regionale che sfrutti l’intermodalità offerta in questo quadrante urbano. In pratica arrivando a Roma e lasciando la macchina nei parcheggi disponibili in zona, si potrebbe proseguire in bici, arrivando ovunque in città”.
Anche da Gianluca Lombardo, dell’associazione Carte in regola, ha richiamato il tema della connessione del Grab con le piste esistenti e con quelle future. “E’ importante evitare lo spezzatino delle piste ciclabili, collegandole con quelle esistenti – penso a quelle di Villa Glori e dell’Auditorium – e con quelle future. Solo così si potrà assicurare l’utilizzo del Grab anche da parte dei cittadini, dei ciclisti di tutti i giorni”.