Due studi di Transport & Environment rispondono alle polemiche delle ultime settimane
L’auto elettrica rappresenta il futuro della mobilità. Ma non tutti sono convinti che presto sostituiremo i motori a benzina e gasolio, carburanti di derivazione petrolifera che inquinano l’aria e sono causa di numerose malattie per l’uomo. Tra i perplessi c’è il presidente di Toyota, Akio Toyoda. Per Toyoda un primo appunto riguarda l’impatto ambientale: “Più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica”. Il secondo dubbio è di ordine economico e sociale: “L’attuale modello di business dell’industria automobilistica crollerà”.
Alle critiche del presidente di Toyota si sono aggiunte, inaspettatamente, quelle del gigante tedesco della tecnologia per automotive. Franz Fehrenbach, presidente di Bosch, in un’intervista allo Stuttgarter Nachrichten ha fortemente criticato l’orientamento europeo nel favorire la mobilità elettrica “a svantaggio dei motori a combustione interna” e “a scapito del clima”. Al centro delle critiche di Bosch c’è soprattutto la velocità con cui l’Unione europea sta implementando la transizione e il trasferimento della fonte delle emissioni “dallo scarico del veicolo alla filiera dell’elettricità”.
Smontate critiche e perplessità
A smontare le critiche dell’uno e le perplessità dell’altro contribuiscono due analisi di Transport & Environment, la Federazione europea per i trasporti e l’ambiente che promuove il trasporto sostenibile in Europa. Tese a dimostrare che tutto il ciclo di vita di un’auto elettrica inquina meno di un’auto endotermica.
L’ultimo studio in ordine di tempo dimostra che le auto elettriche apportano benefici ecologici dal punto di vista del riciclo. Nel suo ciclo di vita un’automobile alimentata a combustibili fossili brucia in media 17.000 litri di petrolio. Invece, la batteria di un veicolo elettrico (EV) consuma appena 30 kg di materie prime, se si considera il riciclo della batteria e il suo reimpiego in ambiti diversi dalla mobilità.
A dimostrazione che l’attuale dipendenza dell’Europa dal petrolio greggio supera di gran lunga il suo fabbisogno di materie prime necessarie per le batterie. Divario destinato ad aumentare ancora, visto che i progressi tecnologici nel prossimo decennio ridurranno della metà la quantità di litio occorrente per fabbricare una batteria EV. La quantità di cobalto necessaria diminuirà di oltre tre quarti, e quella di nichel di circa un quinto. Allo stesso tempo, le normative sul riciclo, rendendolo obbligatorio, potrebbero ridurre ulteriormente la quantità di materie prime richieste. Peraltro l’estrazione del petrolio necessario per la produzione del carburante si traduce in costi ambientali ancora maggiori.
Minor utilizzo di energia
Le proiezioni di T&E suggeriscono che le auto elettriche a batteria utilizzeranno il 58% in meno di energia rispetto alle auto a benzina nel corso dei rispettivi cicli vitali ed emetteranno il 64% in meno di anidride carbonica. Questo calcolo tiene conto della produzione di batterie ad alta intensità energetica come quelle richieste dalle auto elettriche di oggi, mentre la maggioranza delle emissioni associate alle auto con motore a combustione interna è determinata dall’utilizzo delle auto stesse.
Se invece si prendono in considerazione le emissioni di CO2 in tutta l’Unione europea, comprensivi di dati sulle emissioni generate dai veicoli e dalla produzione delle batterie e di energia elettrica, emerge che le auto elettriche in Europa inquinano tre volte meno delle equivalenti a benzina. Transport & Environment ha valutato il luogo in cui le batterie o l’energia elettrica vengono prodotte, così come il luogo in cui le batterie vengono caricate e i tragitti compiuti dalle auto.
L’impatto di una batteria cinese
Guidare un’auto elettrica in Polonia con una batteria prodotta in Cina impatta comunque molto meno sull’ambiente rispetto alla guida di un’auto a propulsione endotermica. Lo studio parte dal presupposto che l’energia elettrica necessaria per muovere le auto in Polonia viene prodotta tramite centrali a carbone. In questo scenario, tenendo dunque conto anche dell’impatto legato alla produzione di batterie ed elettricità, un veicolo elettrico produce il 22% in meno di CO2 rispetto a un diesel e il 28% in meno rispetto a un veicolo a benzina.
Il dato è considerevolmente migliore se si considera lo stesso scenario ma in Svezia, dove la produzione di energia elettrica avviene tramite fonti di energia rinnovabile. In questo caso, un veicolo elettrico, con batteria fabbricata in loco, genera l’80% in meno di CO2 rispetto a un diesel e l’81% in meno di un veicolo a benzina. Nello caso italiano siamo a metà strada fra gli scenari polacco e svedese, con una riduzione delle emissioni che si attesta sul 57%.
Secondo Transport & Environment la situazione nella Ue è destinata a migliorare ulteriormente, grazie a un numero maggiore di infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile, come turbine eoliche e pannelli solari. Si stima, infatti, che entro il 2023 la circolazione di auto elettriche in Europa sarà quattro volte meno inquinante rispetto alla circolazione delle equivalenti auto a benzina.