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Energie verdi, dopo i record l’Italia si blocca

Dopo aver raggiunto e superato gli obiettivi sulle rinnovabili al 2020, la nuova potenza da Fer connessa alla rete è diminuita lo scorso anno del 35%. Male eolico e fotovoltaico

L’Italia è l’unico dei maggiori Paesi europei ad aver raggiunto e superato gli obiettivi sulle rinnovabili al 2020 con oltre il 18% di energia verde sui consumi finali già nel 2019, rispetto a un obiettivo del 17%. Lo ha evidenziato l’Agenzia europea per l’ambiente, che ha diffuso i numeri relativi al 2019, da cui emerge che 13 Paesi non hanno ancora raggiunto gli obiettivi.

Ok anche nella riduzione emissioni CO2

Nell’elenco ci sono: la Polonia (12% di Fer sui consumi finali rispetto a un obiettivo del 15%), la Francia (17% rispetto al 23%), l’Irlanda (12% rispetto al 16%), i Paesi Bassi (9% rispetto al 14%), il Belgio (10% rispetto al 13%), la Spagna (18% rispetto al 20%) e anche la Germania del phase out del nucleare e del carbone (17% contro 18%). Anche sulle emissioni di CO2, sia in cifra assoluta che pro capite che per unità di Pil, l’Italia è nel gruppo di testa. E la quota di Fer sui consumi di energia in Italia è salita ancora (al 20%) nel 2020, complice il calo dei consumi, con il 40% del totale dell’energia verde garantito dall’idroelettrico.

Ritardi degli iter autorizzativi

Insomma, se è vero che la crisi Covid ha colpito anche le rinnovabili, con un forte calo della nuova potenza installata, non bisogna dimenticare lo sforzo fatto e il costo in bolletta pagato per raggiungere gli obiettivi prima degli altri. Ma dopo i record, l’Italia rischia di attardarsi sulla strada che porta alla decarbonizzazione del sistema economico e produttivo. Colpa dei ritardi degli iter di autorizzazione per i nuovi impianti e per il repowering di quelli esistenti e ormai parzialmente obsoleti: al ritmo tenuto negli ultimi anni, non riuscirà a raggiungere gli ambiziosi obiettivi sulle rinnovabili al 2030.

Nel 2020 la nuova potenza da fonti rinnovabili connessa alla rete è diminuita del 35% rispetto all’anno precedente: 785 MW contro 1.212 MW del 2019. Principalmente per un crollo verticale dell’eolico e per una decisa flessione del fotovoltaico, solo in parte compensati da una ripresa dell’idro. I dati sono dell’Osservatorio Anie Rinnovabili, sui dati del sistema Gaudì di Terna.

Potenza eolica -79%, fotovoltaico -15%

Nel dettaglio la nuova potenza eolica connessa alla rete è diminuita del 79% fermandosi a soli 85 MW contro i 414 dell’anno precedente. Il fotovoltaico si è ridotto del 15% a 625 MW contro i 737 del 2019. Male anche le bioenergie, in calo del 59% a soli 8 MW contro i 20 del 2019, mentre l’idroelettrico segna un +60% a 66 MW contro i 41 dell’anno precedente.

Il rapporto Anie evidenzia come la maggiore distanza tra i valori 2020 e gli obiettivi Pniec al 2030 si registri per eolico (ancora 8,5 GW da realizzare per raggiungere il target di cui 0,9 offshore) e ancor più solare (da costruire ancora oltre 30,5 GW di cui 0,9 termodinamici). L’idroelettrico invece, che beneficia dell’eredità del grande idro, è già a un passo dal target (ancora solo 150 MW da realizzare), come il geotermico (ancora 140 MW), mentre le bioenergie sono addirittura già oltre il target di 3.760 MW (ora a 4.128).

Maggior incremento in Lombardia, Piemonte e Sicilia

Le regioni che hanno registrato il maggior incremento in termini di potenza sono Lombardia, Piemonte e Sicilia, mentre quelle con il maggior decremento sono Puglia e Sardegna. Le regioni che hanno registrato il maggior incremento in termini di unità di produzione sono Molise e Valle d’Aosta, mentre quelle con il maggior decremento sono Abruzzo, Basilicata e Sardegna. Dal confronto del 2020 con il 2019 si registra un calo del 7% del numero delle nuove unità di produzione connesse. Le installazioni di potenza inferiore ai 20 kW costituiscono nel 2020 il 40% del totale, mentre quelle di taglia superiore a 1 MW sono il 19% delle nuove connessioni.