Pagare o agire: i costi dell’immobilismo

Un report di Legambiente segnala i ritardi dell’applicazione dei provvedimenti anti inquinamento atmosferico nelle città. Solo il 15% delle promesse mantenute

Potrebbe costare all’Italia una multa compresa tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro l’immobilismo in materia di riduzione dell’inquinamento atmosferico. A tanto ammonta la procedura di infrazione della Commissione europea per inadempienza. Per evitare ulteriori sanzioni l’alternativa è agire subito e con efficacia in modo da ridurre rapidamente l’inquinamento delle nostre città. 

L’Italia ha all’attivo tre procedure di infrazione con la Commissione europea per territori dove la salute dei cittadini è stata messa a rischio a causa delle elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Il nostro Paese, già condannato il 10 novembre scorso per il superamento continuativo dei limiti di Pm10 dal 2008 al 2017, potrebbe ricevere ulteriori sanzioni per altre due procedure di infrazione per gli inquinanti Pm2,5 e NO2 per le quali le sentenze dovrebbero arrivare  nei prossimi mesi. Eventuali multe potrebbero comportare il taglio di futuri fondi europei destinati all’Italia. 

È quanto emerge dal dossier di Legambiente “Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo” nel quale l’associazione segnala i ritardi nell’applicazione dei provvedimenti di emergenza e dei piani di risanamento dell’aria, sia da parte del Governo che delle principali Regioni italiane.

Secondo il report, sono già 11 le città italiane che a inizio settembre hanno sforato con almeno una centralina il limite previsto per le polveri sottili, ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di Pm10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo. In testa Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti, seguite da Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37, Modena con 36.

Il numero delle città fuorilegge rischia di aumentare considerevolmente nei prossimi mesi visto che Padova e Rovigo sono molto vicine al limite (35 giorni di sforamento al 6 settembre 2021), Torino ne registra 34. In bilico anche Asti (con 33 giorni di sforamenti), Lodi e Reggio Emilia (32), Bergamo e Caserta (31) e Parma (30). 

Eppure l’Italia non riesce a scrollarsi dall’immobilismo e adottare – come promesso –  misure antismog efficaci. Fra le regioni della Pianura Padana che nel 2015 e 2017 avevano concordato con il governo piani di risanamento, la Lombardia è quella che ha fatto meno attuando solo il 15% delle misure previste. Poco meglio il Piemonte (solo il 25% delle promesse mantenute), e il Veneto e l’Emilia Romagna (40%). 

“Il blocco stagionale delle auto più inquinanti, i diesel euro 4, era previsto il primo ottobre 2020 e prorogato con la scusa del Covid19”, dichiara Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente. “Al momento Lombardia, Piemonte e Veneto sembrano intenzionate a bloccarli. Per di più, siamo l’unico Paese dell’arco alpino che non limita la velocità sulle strade e le autostrade per inquinamento, mentre Stato e Regioni sono tempestivi nel distribuire incentivi per le stufe a legna inquinanti o per le auto a combustibili fossili, che inevitabilmente peggiorano la qualità dell’aria delle nostre città”.

Secondo Legambiente, l’adozione di misure antismog già da questo settembre potrebbe essere l’unico modo per evitare il superamento dei limiti giornalieri di polveri sottili durante l’autunno e l’inverno prossimi. Tra le attese per l’autunno, le limitazioni alla circolazione nelle città dei vecchi diesel euro4, ma al momento, solo l’Emilia-Romagna sembra confermare lo stop.

A livello centrale lo Stato invece ha promesso di fissare limiti di velocità più bassi sulle autostrade quando c’è inquinamento, come accade in Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, ma ancora non è stato scritto nessun decreto in questo senso. Tra gli altri impegni disattesi anche lo stop al carbone, al gasolio nel riscaldamento, la sospensione dello sversamento dei liquami in agricoltura, limiti alla circolazione dei camion inquinanti e la fine dei sussidi ai diesel.

“Abbiamo scritto al commissario europeo all’ambiente Virginijus Sinkevičius, per esprimere la nostra preoccupazione circa l’inefficacia e i ritardi delle politiche italiane nel miglioramento della qualità dell’aria. Sottoponendo i risultati emersi dal report Mal’Aria e chiedendo di sollecitare le nostre istituzioni ad agire prima della definizione della multa europea”, ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. “Siamo intenzionati anche attraverso la nostra campagna #LiberiDaiVeleni a batterci città per città, perché i ministri del governo e i presidenti di Regione applichino finalmente le leggi e le ordinanze promesse all’Europa per riportare l’inquinamento, già questo inverno, nei limiti previsti dalle direttive del 2008 e del 2014. Anche perché i valori limiti dal prossimo anno saranno dimezzati e non vogliamo che le nostre città rimangano inquinate oltre la soglia massima per un altro decennio. Inquinati e per giunta multati”.