Uscire a riveder le stelle…

Quasi 8 italiani su 10 non riescono a vedere la Via Lattea. La Società astronomica italiana lancia una petizione per ridurre l’inquinamento luminoso. 

Secondo l’Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso una persona su tre al mondo non riesce più a vedere la Via Lattea. Le cose vanno ancora peggio in Italia dove sono quasi 8 su 10 gli italiani che non riescono a individuare a occhio nudo la nostra costellazione

L’Italia, come del resto l’intero territorio europeo, è un continuum urbanizzato e densamente popolato nel quale è sempre più incerto il confine tra città e campagna. Sono illuminate molte infrastrutture stradali, i centri urbani, gli impianti, i centri commerciali, le abitazioni, i monumenti cittadini. Un primo passaggio potrebbe essere quello di ridurre gli sprechi, cosa che farebbe bene anche in termini di consumi energetici. Sostituire gli impianti di illuminazione inefficienti che emettono luce anche verso l’alto. 

Di  inquinamento luminoso si dibatte da molti anni, anche se non è sempre chiaro che si tratta di una forma di inquinamento ambientale che ha conseguenze pesanti. In termini di spreco energetico e quindi carico emissivo dovuto a impianti inefficienti; di tutela della biodiversità, visto che l’esposizione eccessiva alla luce artificiale altera i ritmi fondamentali di molti animali. Basti pensare alle lucciole che comunicando tra loro attraverso segnali luminosi sono disorientate dalla luce artificiale.

“Uscire a riveder le stelle” è il nome della petizione lanciata qualche giorno fa dalla Società Astronomica Italiana – Sait e sottoscritta da quasi mille persone. Obiettivo: ridurre in Italia l’inquinamento luminoso. 

La Sait chiede “che la Consip, la centrale di acquisto dei beni pubblici, stipuli convenzioni per illuminazione pubblica che mettano in primo piano una forte riduzione della luce artificiale notturna e il rispetto delle migliori leggi contro l’inquinamento luminoso”.  Inoltre secondo gli astronomi e astrofisici della Sait “è preoccupante che il Piano nazionale di ripresa e resilienza che porterà a nuove attività di sviluppo industriale e sociale non propone parallele iniziative di riduzione della luce artificiale, nonostante il Parlamento europeo chieda una forte limitazione di questa forma di inquinamento nella Strategia per la biodiversità 2030. È concreto quindi il rischio di un conseguente travolgente aumento dell’inquinamento luminoso”. 

Inoltre da alcuni anni si è aggiunta un’altra forma di inquinamento luminoso proveniente direttamente dal cielo.  Sopra la nostra testa infatti gravitano migliaia di satelliti e detriti spaziali che contribuiscono a disturbare le osservazioni della volta celeste.  Si parla di skyglow, un bagliore artificiale che determina una luminosità superiore del 10% rispetto a un cielo notturno naturale standard e che rende ancora più difficile osservare il cielo anche per gli stessi astronomi. La stessa diffusione di internet sta portando alla proliferazione di costellazioni di satelliti che rischiano di interferire negativamente sulla possibilità di osservare il cielo.