“Tassare i carburanti in base a quanto inquinano”

Parla Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile per Legambiente. Ad Alla Carica! spiega il contenuto delle dieci proposte per la Legge di bilancio 2020 e risponde alle polemiche sul metano

Di Leonardo Vacca

Legambiente ha formulato dieci proposte da inserire nella Legge di bilancio 2020. Quella sulla rimodulazione delle accise sui carburanti (diminuirle sulla benzina, aumentarle su diesel e metano) ha generato non poche polemiche. Ne abbiamo parlato con Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente.

Perché tassare anche il metano, meno inquinante di altri carburanti?

La scelta è semplice: occorre tassare i carburanti in maniera proporzionale rispetto a quanto inquinano. È per questo che Legambiente ha proposto di diminuire le accise sulla benzina, che inquina meno del diesel, e riequilibrare quelle sugli altri carburanti. Il metano non paga quasi nulla: parliamo di una tassazione di 4 millesimi di euro al chilogrammo.

E i carburanti generati da fonti rinnovabili?

Attualmente pagano le stesse accise dei carburanti prodotti da fonti fossili. Il bioetanolo avanzato paga 70 centesimi di euro al litro come la benzina. Lo stesso vale per il biometano, che ha accise per 4 millesimi di euro al chilogrammo come il metano. Ma il problema riguarda anche l’elettricità: in quel caso non ci sono accise, ma tasse per circa il 30% del prezzo, sia che provenga da fonti rinnovabili sia che provenga da fonti fossili.

Quindi con il sistema attuale il consumatore non è spinto verso le scelte giuste.

Assolutamente no. Mi spiego con un esempio personale. Avevo una macchina che andava anche a metano. Per percorrere 250 chilometri impiegavo 17 litri di benzina, per un costo di 25 euro di cui 12 di accise. Per fare gli stessi chilometri a metano, rifornivo l’automobile di 13 chili, pagando 11 euro di cui 5 centesimi di accise. E non è proporzionato all’inquinamento, anche perché il metano inquina quasi quanto la benzina, derivando da fonte fossile.

Allora giù le accise per i carburanti ecologici, niente tasse per l’elettricità rinnovabile.

È quanto chiediamo al governo in vista della prossima Legge di bilancio. Il fossile non deve avere più scampo. Per le accise da carburanti tradizionali lo Stato incassa ben 37 miliardi di euro l’anno, ma la proporzione è sbagliata. Il messaggio dovrebbe essere: appena ci muoviamo sostenibili, cominciamo a pagare meno tasse, incentivando la mobilità condivisa, l’uso di mezzi pubblici e l’acquisto di micromezzi ecologici.

E qui torniamo alle proposte generali.

Siamo partiti da esempi concreti, virtuosi, che possono essere replicati a livello nazionale. Abbiamo proposto un bonus per chi rottama un veicolo inquinante indipendentemente dall’acquisto di un nuovo mezzo. Succede già a Milano e Bologna: duemila euro da spendere per l’abbonamento ai mezzi pubblici, i taxi, la mobilità condivisa o l’acquisto di mezzi elettrici, anche piccoli. Con tutte le combinazioni possibili: ti do duemila euro e puoi sottoscrivere l’abbonamento ai mezzi e contestualmente comprare una bicicletta a pedalata assistita, per esempio.

La nuova frontiera della mobilità sostenibile passa anche per quello che Legambiente chiama welfare aziendale.

Sì, perché si possono sostenere le aziende detassando alcuni benefit che concedono ai dipendenti per favorire una mobilità condivisa, sostenibile e ecologica. Si può dare un benefit come l’abbonamento annuale ai mezzi pubblici esentasse, che di fatto costa la metà all’azienda. O favorire il concetto di flotta aziendale da poter utilizzare sempre più in modalità condivisa. Un’esenzione che andrebbe via via estesa a tutta la mobilità sostenibile.

E poi c’è l’elettrico.

La mobilità elettrica oggi ha pochi incentivi. Noi proponiamo un contributo per i veicoli elettrici leggeri pari al 20% del prezzo del mezzo, anche senza rottamazione. Detassare la ricarica di energia in ambito sia pubblico che privato. L’Iva al 10% per i mezzi elettrici per trasporto pubblico. E incentivare la rigenerazione dei vecchi autobus. Sostenendo, per esempio, la produzione di nuove batterie senza cobalto, indicate per i mezzi pesanti. Costerebbe la metà rispetto all’acquisto di nuovi autobus elettrici.

Pensate che queste proposte possano essere accolte?

Già lo scorso anno alcune nostre proposte sono state ascoltate, anche se sulla micromobilità si poteva fare di più: oggi sono ancora tantissimi i Comuni in cui viaggiare con i piccoli mezzi elettrici è illegale. L’importante è comprendere che tutti questi mezzi sono il futuro, vanno equiparati alle biciclette e devono essere ammessi sui mezzi pubblici. È l’unico modo per favorire l’intermodalità.